Da Mondovì a Santiago: «200 i km a piedi, miliardi le stelle nel cielo» – DIARIO DI VIAGGIO, parte 4: l’arrivo

Un estratto del racconto dei giovani che hanno camminato per dieci giorni - quarta parte. A cura di Rachele Basso

«200 i km a piedi, miliardi le stelle nel cielo, 41.667 i passi in un giorno, 25 i gradi di temperatura media, 10 i giorni di cammino, 2 i tuoi piedi, 1 sola la tua scelta di esserci».

Recitava così il volantino della proposta estiva della Pastorale Giovanile di Mondovì per i giovani: dieci giorni di cammino, con meta Santiago, insieme ai giovani della diocesi di Cuneo. Dodici giovani, insieme a Don Federico Pucci hanno scelto di esserci, e questo è il racconto di questa scelta, del viaggio e dei km che abbiamo affrontato.

Da Noia a Brion.
Abbiamo pregato nel silenzio profumato dei boschi, davanti al colore acceso dell’oceano, tra le case di pietra, le vigne, i cespugli di more selvatiche, gli alberi da frutto – con le mele e le pere che ci hanno sostenuto durante il cammino.
La nostra preghiera è stata anche questo accorgersi della bellezza del mondo che ci circonda, dei torrenti e dei girasoli, delle mele e dei granai in pietra. Di tutta la bellezza che ogni giorno ci viene regalata gratuitamente, a piene mani – ce n’è così tanta, ed è commovente: le cose del mondo non sono tenute ad essere belle, eppure sono state create meravigliose, e tutto solo per i nostri occhi, per rendere migliore il nostro cammino, e sollevarci il cuore. Tra Noia e Brion ci siamo persi nei boschi, abbiamo sbagliato strada più volte ai bivi che non erano segnalati, eppure quando succede ridiamo insieme, e si riparte facendosi coraggio a vicenda. L’impressione è che sia tutto troppo bello per arrabbiarsi.
Km percorsi: 20 (circa).

Da Brion a Santiago de Compostela.
Al mattino, quando ripartiamo da Brion, il cielo è nuvoloso e subito fuori dalla palestra ci accoglie una pioggerellina leggera, ma tra le nuvole un arcobaleno perfetto segna l’inizio dell’ultima tappa del nostro cammino. Camminiamo nel sole, con solo più una ventina di km da affrontare.
Sono gli ultimi fatti con il peso ormai familiare dello zaino sulle spalle, percorsi insieme, cantando nei momenti più difficili, condividendo caramelle e biscotti, con in cuore la stessa frase “ci siamo quasi riusciti” – finché qualcuno non ha visto spuntare tra i tetti le cime della cattedrale, e ha sparso la notizia in tutto il gruppo. A Santiago de Compostela sperimentiamo cosa sia davvero la gioia dell’arrivo, di un arrivo sudato e a lungo atteso. Quando abbiamo visto l’inizio della scalinata che sale alla piazza della cattedrale ero quasi tra gli ultimi, ma nulla può descrivere il momento in cui tutto il gruppo è lì ad aspettarti e incitarti, gli abbracci sollevati e fieri, l’incredulità degli occhi e del cuore. “Ce l’abbiamo fatta!” abbiamo continuato a ripeterci, quasi senza crederci. Se la meta è il cammino stesso, e tutto ciò che accade lungo la strada e che ti cambia, anche la felicità dell’arrivare è una meta – non importa tanto dove si arriva, ma soprattutto come, e con chi. Noi siamo arrivati insieme, in un momento pieno di vita: una corsa per mano fino alla piazza della cattedrale, il grandissimo cerchio che ha attirato l’attenzione di tutti (un operaio su un’impalcatura ci ha anche fotografati), i canti, il padre nostro detto con tutto il cuore e la vita, i balli, le urla di soddisfazione e allegria che sono state filmate da mezzo mondo.
Il pomeriggio è libero, per visitare Santiago e comprare qualche ricordo per chi è rimasto a casa. Ci aspettano ancora due giorni di viaggio, due tappe da vivere ancora insieme, condividendo e ringraziando per tutto quello che abbiamo vissuto in questi dieci giorni.
Km percorsi: 18.

Alla fine di tutto, cosa significa cammino?
Tornare a casa pieni di graffi su gambe e braccia dopo aver affrontato i rovi. Ma anche con i graffi sul cuore, perché ogni cosa, ogni volto e ogni parola ci hanno toccati e scalfiti.
Esultare quando alla sera sei stanchissimo e sai che al mattino ti sveglierai alle 6.30, perché sarà una nuova giornata da vivere, fatta di fatica e di gioia mescolate insieme.
Vuol dire condividere tutto. Ma proprio tutto.
Partire per cercare delle risposte e trovare invece nuove domande.
Vuol dire lo zaino che si è fatto leggero, perché le spalle sono diventate forti - e ora sai che ti mancherà anche quel peso. Vuol dire partire con dentro l'essenziale, e riempirlo poi di cose nuove, nomi, storie, sorrisi, occhi e sogni.
Significa la certezza che la vera meta è il cammino stesso, e tutto quello che succede lungo la strada: le rocce a picco sull'oceano, i fiumi da attraversare, le mani tese, i fiori, il sole e la pioggia, i cespugli di more selvatiche, le canzoni cantate quando andare avanti è una fatica. Ripetersi in continuazione "Canta, e cammina".
Ma è anche gli abbracci sollevati, fieri, pieni di vita, al momento dell'arrivo a Santiago.
Un cerchio di 70 giovani che nei giorni sono diventati prima compagni di strada e poi amici e fratelli.
Vuol dire camminare al fianco di qualcuno fino ad allora sconosciuto, sentirsi presi per mano quando non si riesce più ad andare avanti, e in quel momento avere la certezza che è Dio a camminare con noi.
Buen camino, a tutti.
Ultreya (vai oltre)! Suseya (vai in alto)!

a cura di Rachele Basso

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