Dopo un dibattito di alcuni mesi nelle Commissioni Ambiente e Sanità della Regione, presenti gli assessori dei due comparti, Alberto Valmaggia e Antonio Saitta, il nuovo Piano Amianto 2016-2020, che aveva già ottenuto l’ok della Giunta Chiamparino nello scorso mese di giugno, oggi è stato approvato definitivamente dal Consiglio di Palazzo Lascaris. Gli obiettivi del nuovo documento sono: completare il monitoraggio del territorio per individuare l’esistenza del materiale nelle zone dove vive e opera l’uomo e in quelle in cui la sua presenza nel terreno è naturale; terminare le bonifiche delle aree di Casale Monferrato, Balangero e Corio che, però, come indicato dal ministero dell’Ambiente, ricadono nei siti di interesse nazionale e hanno risorse a loro riservate; proseguire la rimozione dell’amianto dagli edifici pubblici e privati, semplificando gli iter burocratici; individuare nuovi siti di smaltimento in Piemonte, per collocare i previsti 2.000.000 di metri cubi derivanti dal recupero delle coperture in cemento-amianto; prestare molta attenzione all’aspetto sanitario legato alla prevenzione e alle conseguenze sulla salute delle persone prodotte dalle fibre nocive; informare i cittadini e formare i tecnici per raggiungere i traguardi fissati.
“Il Piano - sottolinea l’assessore Valmaggia - è uno strumento fondamentale per affrontare con precisione e determinazione il problema amianto su tutto il territorio regionale. L’obiettivo è di accompagnare e aiutare gli Enti locali e i privati a rimuovere quel materiale estremamente pericoloso per la salute delle persone dalle zone del Piemonte nelle quali ancora esistano situazioni di pericolo”.
Un primo passo su questo fronte la Regione l’ha già fatto con il Bando scaduto il 29 febbraio, grazie al quale sono stati resi disponibili 600.000 euro destinati alla raccolta, il trasporto e lo smaltimento di piccoli quantitativi di amianto (fino a 40 metri quadrati di superficie o 450 chilogrammi di peso) rimossi da edifici di proprietà privata a seguito di operazioni di bonifica nel rispetto della normativa in vigore. Le domande dovevano presentarle i Comuni, singoli o associati, le Unioni di Comuni e i Consorzi per la gestione dei rifiuti. Molti degli stessi Enti hanno aperto degli sportelli specifici, con l’obiettivo di dare informazioni ai cittadini nella compilazione delle richieste.