Sopravvivere alla clausura. Consigli da una monregalese in Cina

Nella città di Guilin, Sabrina Parisi da più di un mese si confronta con regole ferree, rispettate da tutti, imposte per l’emergenza coronavirus

Sabrina Parisi

La dura battaglia al coronavirus Covid 19 sta costringendo tutti noi a cambiare e a ripensare la vita quotidiana e le sue priorità. Un frullatore in cui tutto è mutato nel giro di pochi giorni e dove tocca fare i conti pure con l’ansia e la paura. Non siamo i primi al mondo a cui è capitato e anche qualche monregalese “fuori porta” ha dovuto farci i conti prima di noi. Sabrina Parisi, 29 anni di Mondovì, da ormai diversi anni vive e lavora in Cina. Attualmente si trova a Guilin, a circa 700 km dalla ormai tristemente famosa Wuhan (l’epicentro del contagio). Per capirci è la distanza che intercorra tra Torino a Napoli, ma «durante il periodo del Capodanno cinese – ci spiega Sabrina –, nessuna distanza è “abbastanza lontana”: tutti, ma proprio tutti si spostano percorrendo anche migliaia di km in treno e aereo... ecco perché e come il coronavirus ha raggiunto ogni angolo della Cina e oltre».

Come sei finita a lavorare in Cina e ti cosa di occupi?
Ho studiato cinese a Torino, Pechino e Shanghai e in Cina ho trovato un’offerta molto allettante subito dopo la laurea. A Guilin lavoro per un’agenzia di viaggi internazionale (Viaggio in Cina di China Highlights) e faccio la consulente e la web editor. In alta stagione anche da guida turistica.
Allo scoccare dell’epidemia si è capito subito che si trattava di una cosa grave?
Ero a Mondovì per le vacanze e nessuno in Cina sembrava considerare questo nuovo virus una cosa grave.

Da quando e quanto sei bloccata in casa?
Sarei dovuta tornare in Cina il 27 dicembre, ma ho rimandato la partenza fino al 23 gennaio. Quando tutti (Governo cinese compreso) hanno capito e ammesso che la situazione era seria e grave ho comunque portato avanti la mia decisione di partire e sono tornata a Guilin in concomitanza con l’entrata in vigore del primo blocco. Sul quanto, è complicato: all’inizio non si usciva più che altro per una sorta di paura, ma tra il 27 gennaio e il 3 febbraio la città ha iniziato ad adottare le misure drastiche di quarantena: chiuso tutto eccetto farmacie e supermercati, misurazione della febbre ad ogni angolo, possibilità di uscire solo una volta ogni due giorni uno per nucleo familiare per fare la spesa, obbligo di mascherina fuori casa (sì, anche per scendere a buttare la spazzatura). In ogni cortile, traversa, zona residenziale, sono iniziati a sorgere posti di blocco. Ora, da circa due settimane, dopo un mese di regole ferree, possiamo anche uscire tutti i giorni, ma rimane l’obbligo di stare ognuno a casa sua, di evitare assembramenti, di passare tutti i vari controlli e di indossare sempre la mascherina Ho rivisto qualche amico, ma possiamo farlo solo perché non ci sono più contagiati né sospetti tali. Tutti i parchi, musei e siti turistici sono stati chiusi fin da subito e gli spostamenti tra città sono ancora scoraggiati e limitati.

Sei da sola?
Sono da sola, sì. Nel condominio dove abito, da settimane, non può entrare nessuno che non sia residente. Lo stesso vale per moltissime altre zone della città.

Come stai vivendo questo periodo?
All’inizio non mi sentivo tranquilla, complici anche i social cinesi e occidentali. L’odio che percepivo, l’allarmismo e tutte le fake news che ho letto mi hanno spinta a disinstallare Facebook e tutti gli altri social dal telefono per un po’. Ad un certo punto ho smesso di controllare anche il numero di contagi giornalieri e ho iniziato a divorare libri su libri, ad ascoltare musica, ballare e fare ginnastica in salotto, cucinare (e poi mangiare per giorni la stessa cosa...). La voglia di uscire c’è dal primo giorno di “clausura”, ma l’obbligo a portare la mascherina e tutti i controlli hanno spesso fatto da contrappeso... Ci sono state situazioni che mi hanno aiutata a prenderla sul ridere: un paio di volte, ai controlli la mia temperatura è risultata di 34 o addirittura di 33 gradi... e ovviamente nessuno ha fatto una piega perché rispettava la regola del “temperatura corporea al di sotto dei 37.3”! Ho invece passato di nuovo un momento “no” quando ho visto, tramite giornali online e Facebook, l’Italia chiudersi in casa: ho letto di persone che non hanno capito il senso dei provvedimenti, lamentele dopo due giorni, altre notizie false e scontri tra fazioni... Ho avuto davvero paura per i miei cari: qui dopo più di un mese di regole ferree rispettate da tutti, non ne siamo ancora usciti del tutto, come pensa di uscirne l’Italia se nessuno si decide a fare la sua parte di sacrificio?

Non hai pensato di tornare in Italia quando è scoppiato il contagio?
Sì, ammetto che dopo essere arrivata a Guilin, dopo una settimana già pensavo di ritornare in Italia... ma una volta tornata avrei dovuto aspettare mesi prima di ritornare in Cina. Un altro fattore è stato pensare che sarei potuta essere la famosa “persona asintomatica” che porta il virus in Italia... così mi sono rassegnata a resistere e stare in casa.

In Cina si cominciano a vedere segnali di ripresa?
Sì, e questo mi fa essere ogni giorno più ottimista: l’aria è sempre meno tesa e gli sguardi più rilassati. Il giorno in cui potrò andare a mangiare fuori o a bere una birra con i miei amici è ancora lontano, e le scuole sono ancora chiuse ma sono positiva.

In questi mesi tutti hanno guardato a quanto accadeva in Cina, oggi la Cina come vede la situazione in Europa?
La Cina sta osservando con molta preoccupazione la situazione in Europa. Il pensiero diffuso, parafrasando, è: noi quando abbiamo capito la gravità della cosa, anche se era tardi, abbiamo dato prova di responsabilità e abbiamo dato il 100% per limitare i danni. Perché gli altri Paesi non fanno lo stesso? Il governo cinese ha lanciato il messaggio chiaro di appoggiare le misure adottate dall’Italia: penso sia anche un modo per ammettere le proprie responsabilità e rimediare, condividendo quanto appreso.

Un messaggio per noi che abbiamo appena iniziato la clausura?
Cercate il lato positivo dello stare a casa. Per chi è in clausura con la famiglia, pensate a chi è costretto a stare da solo e approfittate per godervi i vostri figli, il partner, i genitori... Per chi è da solo: ma tutti quei libri che volevi leggere? E la lista di film e serie TV archiviata da un anno? E quella cosa che volevi imparare/approfondire? Per tutti: smettete di fare il conto alla rovescia e di controllare quanti nuovi contagi ci sono. State a casa e dedicatevi a voi e a chi abita con voi, chiamate chi abita lontano e non più sentito da tempo, regalate un sorriso di speranza a ogni persona che incontrate quando potete uscire a fare la spesa. Ve lo dico dopo un mese e mezzo di esperienza, in diretta dalla Cina. Vi prometto che tra un po’ le cose andranno meglio e quando potrete, anzi potremo, uscire di nuovo liberi e spensierati, sarà bello come svegliarsi da un brutto sogno.

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