Febbraio 2017. Quattro anni fa rispetto a oggi, quattro anni prima delle elezioni comunali dell’epoca. Quella è la data in cui si capì che la discussione sulla variante al Piano regolatore di Mondovì – il più importante strumento di pianificazione urbanistica della città – sarebbe finita gambe all’aria. Perché fu lì che si frantumò esplicitamente l’asse interno della maggioranza di allora, con la Lega da una parte e Mondovì Oltre dall’altra. Il risultato è che il sindaco Viglione si trovò costretto a rinviare l’approvazione della “bozza tecnica” di revisione.
Sono passati quattro anni, e che cosa è accaduto? In pratica è stato fatto un “giro di boa” quasi completo, con l’intera progettazione ricominciata da capo. Che, tra l’altro, ha dovuto fare i conti con un procedimento inedito: era la prima volta che in Piemonte si seguiva una variante con questa procedura.
È l’assessore all’Urbanistica, Sandra Carboni, a spiegarci il punto: «Per la revisione del PRG fu scelto, a suo tempo, di ricorrere alla struttura dettata dall’art. 14-bis della L.R. 56/77. Ed è una modalità che fino a oggi non è ancora giunta sui tavoli regionali da parte di alcun Comune piemontese». E questo cosa comporta? «Articola il Piano regolatore in “Componente strutturale” e “Componente operativa” – spiega l’assessore –. La prima definisce lo scenario relativo alle politiche e alle grandi scelte previste sul territorio per il medio periodo: ed è qui che sono indicate le scelte fondamentali e durature di conservazione, valorizzazione, riqualificazione, trasformazione e organizzazione. La seconda invece contiene più nello specifico gli interventi pubblici e privati da realizzare».
COS’È STATO FATTO FINO A OGGI?
Il discorso è cominciato anni fa. E si è allungato parecchio, nonostante il tema sia stato incalzato più volte dalle opposizioni in Consiglio comunale (e, si dice, anche all’interno della stessa maggioranza da parte di alcune componenti). Cosa è stato fatto fino a oggi? Carboni: «È stata completata la fase di adeguamento della proposta tecnica al PPR, il “Piano paesaggistico regionale”, che è entrato in vigore nel 2018, mediante il quale la Proposta ha operato il riconoscimento sul territorio di quelle che sono le componenti di carattere paesaggistico. Questa fase è stata quella più “laboriosa”, sotto il profilo di adeguamento cartografico: sono state indicate le aree a vincolo di tipo paesaggistico, le componenti paesaggistiche del territorio (ad esempio la collina di Piazza), le componenti della percezione visiva del territorio. La corretta trasposizione a livello cartografico sul territorio comunale è però attività rilevante, di discussione pianificatoria di dettaglio, in quanto comportante ricadute sulla possibilità e modalità di attuazione di previsioni urbanistiche, la cui scelta sarà compiuta nella fase di redazione del progetto preliminare».
Il progetto preliminare è il primo atto dell’iter di revisione, di cui l’approvazione della bozza (quella slittata nel 2017) costituisce una sorta di anticamera. Domanda: quando vedremo questo documento in Consiglio? «A questo punto, dipenderà dal confronto in atto con la Regione», risponde la Carboni. Di ipotizzare tempistiche, non se ne parla. «Ora è in corso la fase di confronto preliminare con la conferenza di copianificazione e valutazione, tenuta poi ad esprimersi in via formale sulla proposta tecnica approvata, durante la fase di pubblicazione di quest’ultima. Appena saranno definiti i tempi del tavolo di lavoro, potremo valutare il passaggio in Consiglio». A giugno entreremo nell’ultimo anno di Amministrazione di questa Giunta: sarebbe il colmo se, passato l’autunno, si replicasse il film visto nel 2017.