Due ore di dibattito e confronto, che i presenti definiscono «intenso e a tratti animato», per non dire teso. Così i gruppi di genitori, raccolti sotto le sigle "Scuole aperte Cuneo", "PAS Priorità alla scuola" (era presente anche Mondovì) e "Forum provinciale delle famiglie", hanno parlato ieri, venerdì 19 marzo, direttamente col presidente della Regione Alberto Cirio. Per ribadire a chiare lettere il loro punto di vista, ovvero: la necessità di tornare il prima possibile alla didattica in presenza.
Domani, domenica 21 marzo, saranno molte manifestazioni in tutta Italia organizzate dalla “Rete Nazionale Scuola in Presenza”. In provincia di Cuneo si svolgeranno a Cuneo ed Alba. Intanto la chiusura delle scuole è già stata prorogata fino alle vacanze di Pasqua... ma potrebbe anche slittare a più avanti: «Perché il presidente Cirio – conferma Sara Marchisio, referente "Scuole aperte Cuneo" – ha detto che considera prioritario riaprire solo dopo che tutto il personale avrà avuto almeno la prima dose del vaccino, ovvero il 15 aprile». «Se non riapriranno immediatamente dopo Pasqua – è la comunicazione ufficiale dei gruppi – la mobilitazione non si fermerà. Le famiglie, i bambini e i ragazzi non ce la fanno più».
Stando ai dati epidemiologici, la dott.ssa Sara Gandini (epidemiologa e docente di statistica medica alla Statale di Milano, top women Italian scientist hindex 65) sostiene che «il tasso di positività nelle scuole resta a livelli bassissimi e la chiusura o l’apertura delle scuole non modifica l’Rt, che si muove per conto suo. Il bilancio costi benefici è a favore della riapertura». «Il dott. Giovanni Di Perri, epidemiologo "Amedeo di Savoia" di Torino, ci ha detto che le scuole vengono chiuse perché quando aumentano i contagi, non si riesce più a fare un tracciamento appropriato e, di conseguenza, questa è l’unica strategia messa in campo – affermano i tre gruppi, in un comunicato a sigle unite – . Si creano danni a un’intera generazione di studenti a causa del prolungato uso della DAD e obbligo all’isolamento. Evitare il contatto interumano è innaturale. Questo avrà gravi ripercussioni, non sul virus, ma su altri tipi di malattie dell’educazione e psicologiche».
Lunghissimo è l’elenco di costi che famiglie, bambini, ragazzi stanno pagando per la chiusura delle scuole: servono pc e connessione,i congedi non arrivano, gli aiuti non sono stati fatti tenendo conto della parità di genere, il bonus babysitter funziona solo in parte perché... le babysitter non ci sono. E infine, lo smart working non è compatibile con la dad. «Ecco le nostre richieste - scrivono i gruppi di famiglie -: garantire fin da subito il ripristino della didattica in presenza dagli asili nidi alla 3° media; rivedere con urgenza le norme previste a livello nazionale per le zone rosse affinché non si chiudano più indiscriminatamente le scuole; se diventa indispensabile nelle zone rosse chiudere le scuole, si possano promuovere mini-gruppi classe all’interno degli spazi scolastici o all’aperto; siano definitivamente risolti i nodi affinché dopo Pasqua, riprenda la scuola in presenza anche per la secondaria di II grado; di qui all’estate si progettino iniziative mirate e individualizzate per il recupero didattico, emotivo, relazionale, sociale, psicologico dei bambini e dei ragazzi, in una grande alleanza tra scuola, famiglie, mondo dell’associazionismo, terzo settore e le realtà culturali del nostro Paese; un rifinanziamento del diritto allo studio».
Il presidente Cirio da parte sua ha assicurato che "raccoglierà le segnalazioni" e che "quanto emerso verrà portato nelle riunioni competenti”. La scelta di chiudere le scuole “è una sconfitta per le istituzioni”. Per il presidente sarà indispensabile “far recuperare ai nostri figli quanto è stato perso. La scuola ci deve però aiutare”. «Ma ha aggiunto - scrivono i gruppi - che un tassello fondamentale per la riapertura sarà la campagna vaccinale tra gli insegnanti: saranno tutti vaccinati per la riapertura, che il presidente ha previsto per il 15 aprile».