Da anni, chi vive a Carassone, guarda quella facciata ingabbiata sotto i ponteggi e pensa: vedremo mai Sant’Evasio riaperta? E la cosa più incredibile è che il cantiere dell’antica ex parrocchiale è concluso da una vita. La chiesa (anzi: ex chiesa, essendo sconsacrata) non è sotto lavori, né ci sono progetti in atto: semplicemente, la facciata resta coperta per motivi di sicurezza e non si riapre perché non si sa cosa farne. E non ci sono fondi per avviare un progetto nuovo. C’è un’ipotesi, anche se a malapena un sogno chiuso nel cassetto, su cui insiste l’architetto e consigliere comunale Gianni Mansuino. Ovvero riaprirla e farne una sala espositiva, magari cominciando dalle opere di dell’indimenticato artista Corrado Ambrogio, scomparso pochi mesi fa. E c’è anche uno studio di fattibilità, datato addirittura 2011: quando si sono svolti i restauri, 10 anni fa. Ma al momento non c’è copertura finanziaria.
UNA “SAGA” CHE RIMBALZA DA UN ENTE ALL’ALTRO
I lavori a Sant’Evasio risalgono a una decina di anni fa. È stato rifatto il tetto, ci sono stati lavori alla sacrestia e soprattutto i restauri agli interni che hanno consentito di riportare alla luce antiche pitture preesistenti. La Parrocchia l’aveva data in comodato al Comune, per farne una sala culturale polivalente destinata a ospitare mostre, rassegne, convegni. A sua volta, il Comune la passò nelle mani dell’ex-Associazione culturale “Marcovaldo”: Associazione che però ha chiuso i battenti ed è stata liquidata nel 2016. Alla “Marcovaldo” subentrò “Artea”, ma tra i beni presi in consegna non c’era la vecchia parrocchiale di Carassone che dopo il 2017 tornò nelle mani del Comune. Anni fa si era parlato di un suo riutilizzo grazie alla comunità ortodossa monregalese, ma non se ne fece nulla. E l’ex chiesa restò com’era, chiusa e con la facciata ingabbiata.
NESSUN FUTURO… O FORSE SÌ?
Ma com’è possibile che un edificio ristrutturato, che sia un’ex chiesa o meno, resti senza destinazione per 10 anni? Il Comune ci conferma che non ci sono lavori di sorta. L’assessore alla Cultura, Luca Olivieri: «I restauri interni avevano messo in luce pitture interessantissime. Spero riusciremo a trovare i finanziamenti per riaprirla». C’è anche uno studio di fattibilità, che risale proprio a 10 anni fa, che riprende il discorso post-restauri: ma il lavoro non ha copertura finanziaria. Chi ora se ne sta interessando è Gianni Mansuino, architetto e consigliere comunale che vive nel rione: «L’impalcatura è necessaria per tenere in sicurezza la facciata – ci dice –, ma è indubbio che quell’edificio va in qualche modo riaperto e restituito alla città. Il mio sogno è di farne un centro espositivo. Mi piacerebbe che raccogliesse in primis le opere di Corrado Ambrogio, che ci ha lasciati a dicembre. Spero davvero che si riesca a trovare la somma per recuperare la facciata».