Obiettivo raggiunto: cinquemila mascherine sono pronte per essere "riciclate", trattate e trasformate in plastica per stampanti 3D. Parte da oggi, lunedì 14 marzo, la fase 2 del "progetto Recimask" del Circolo delle Idee di Mondovì. Questa mattina gli addetti della coop proteo, raccolta rifiuti di Mondovì, hanno ritirato i bidoni di mascherine usate dalle scuole e dalle aziende.ù
In tutto sono stati consegnati 33 bidoni per la raccolta da 20, 30 e 80 litri. Una decina le scuole coinvolte: l’elementare del Ferrone (2 contenitori), A.Frank (1 contenitore), Cordero (2), l’Istituto Superiore Cigna (2), l’Istituto professionale Garelli (1), l’Istituto Tecnico Baruffi (1), la scuola media Gallo (1), il Liceo Vasco Beccaria Govone (2), l’Istituto professionale Cfp (2) a cui si aggiungono il Municipio (2), il Comando di Polizia Locale (1), le ditte Raicam (1 + sacchi), Valeo (5), Valeo (2) e la Banca Ifis (2).
Le mascherine, dopo l’igienizzazione, saranno consegnate al Politecnico di Alessandria (Dipartimento di scienze applicate) che le trasformerà in nuovi oggetti o piccoli giocattoli. Il progetto ha coinvolto, oltre al Politecnico, il Comune di Mondovì che lo ha sostenuto con un finanziamento di 25 mila euro, la Cooperativa Proteo che si è occupata della distribuzione dei contenitori e della raccolta e la Green Life che provvederà a sterilizzarle. Mercoledì 16 marzo Proteo ritirerà le mascherine igienizzate e le porterà al Politecnico per la lavorazione. Questa mattina al momento di raccolta. Presenti al momento di raccolta anche Marco Bellocchio del Circolo delle Idee e una delle volontarie del servizio civile che hanno coordinato il progetto.
In un video prodotto dal Circolo delle Idee, l’ingegnere Daniele Battegazzore e il prof. Alberto Frache del Politecnico, spiegano il processo di recupero, gli step di lavorazione e i risultati che possono essere ottenuti attraverso l’estrusione del materiale recuperato e con cui è possibile creare piccoli oggetti di plastica e giocattoli:
Come nasce il progetto
Tutto inizia da un piccolo gesto che possiamo fare tutti, che non costa nulla ma che può essere molto importante per l’ambiente. Durante il primo lockdown ci si è resi conto della grande quantità di mascherine usa e getta che venivano buttate nei comuni contenitori dell'indifferenziato e delle problematiche ambientali e di smaltimento ad esse connesse. Da qui la volontà di recuperarle con il progetto "Recimask".
Il processo parte dalla sanificazione della mascherina, che viene privata degli elastici e della striscia superiore che ha all’interno una barretta di metallo. il tutto viene poi macinato e lavorato all’interno di un estrusore fino a ottenere dei granuli che possono essere stampati così da ottenere oggetti utili oppure possono essere estrosi in un filo continuo, per poi ottener oggetti tridimensionali tramite lo stampaggio 3D.