«La democrazia, se la dai per scontata, la stai già mettendo in pericolo». Lo ha ricordato questa mattina il presidente ANPI di Mondovì, prof. Stefano Casarino, all’orazione per il 25 Aprile. Un 25 Aprile anomalo, per certi versi: dopo due anni di Covid, non si è purtroppo assistito ad alcun “pienone”. Una sola bandiera della Pace. Uno striscione, firmato Rifondazione Comunista, con la scritta “Fuori la guerra dalla storia: giù le armi”. Non sono però mancati i sentimenti: i fazzoletti tricolore, le bandiere e “Bella ciao”.
Applauditissima l’orazione del prof. Casarino: «Ci troviamo oggi a parlare con un lessico che credevamo scomparso da decenni: guerra, esecuzioni sommarie, fosse comuni, crimini di guerra. Questa guerra, che sentiamo così tanto vicina, ci fa capire tante cose. Come diceva Montale: “La storia non si fa strada, si ostina, detesta il poco a poco, non procede né recede, si sposta di binario e la sua direzione non è nell'orario”. E di questo, i governanti dovrebbero tenere conto». La Pace si coltiva: con la cultura, con l’educazione. Ma – come recita la poesia che a Mondovì segna una delle targhe più significative della città –, quella stessa Libertà che oggi si festeggia “costa mace ed sangh”, costa macchie di sangue. Non è mai gratuita: «La democrazia, appena la dai per scontata, la stai già mettendo in pericolo – ha ribadito Casarino –. Noi oggi possiamo chiamare la guerra “guerra” e l’invasione “invasione”: non è così ovunque. Non è così ovunque. Altrove la guerra viene chiamata “operazione militare speciale”». Soffiano da anni i venti negazionisti: di chi chiama i despoti “governanti ideali”, di chi davanti alla Resistenza mette dei “ma” e di chi ripete che è storia vecchia, “basta con il 25 Aprile, basta con Bella Ciao” basta con la Shoah”. «Cultura ed educazione, se oneste e impregnate di valori e concetti, sono le uniche cure contro l’indifferenza che corrode la democrazia. Ribadiamolo ogni volta: ora e sempre, Resistenza».