Al pomeriggio la visita nella sede universitaria monregalese, la sera la relazione in Consiglio. «Una sede notevole - commenta il rettore, prof. Corgnati -, su cui sicuramente ha senso investire».
Qui il video dell'intervento in Consiglio comunale (sotto, una sintesi)
«Ho visitato il nostro "campus" oggi stesso: preferisco chiamarlo così, "campus" piuttosto che "sede distaccata". Non stiamo "distaccando" nulla, stiamo costruendo qualcosa. Il tema del mio mandato è questo: il Politecnico definisce le proprie azioni, inevitabilmente, assieme agli stakeholder. Il territorio ha una sua storia che va riconosciuta per un processo di tipo vocazionale. Mondovì sarà "uno dei campus del Politecnico di Torino". Questo è il mio obiettivo entro il 2030.
Io credo che si debba caratterizzare in modo "unico" Mondovì. Ho detto che pensare di dare vita a un luogo con una formazione generalista è "un'illusione": è perdente, non ne definisce l'unicità. Abbiamo investito, assieme al territorio ovvero ai soggetti pubblici e privati, in tre settori: manifattura avanzata, agri-food, e la meccatronica. In primavera apriremo gli spazi dei nuovi laboratori: laboratori che portano tecnologia, ed è questo che vedranno le aziende. Dunque "quando scelgo Mondovì", significa che "scelgo una caratterizzazione". Abbiamo una convenzione, da rispettare (che prevede il mantenimento della sede fino al 2030, ndr).
Dobbiamo costruire un percorso progettuale che dia un'identità di scelta agli studenti che vengono a studiare a Mondovì. Oggi il primo anno è generalista: lo possono fare ovunque. Chi lo fa, dopo, non torna a Mondovì. Dobbiamo costruire un percorso che attragga gli studenti qua. Oggi non c'è, e va progettata: dobbiamo farla tutti insieme. Oggi c'è solamente il primo anno della laurea triennale: generalista, comune a tutti. Non definisce alcuna identità. Dobbiamo lavorare sulla filliera competa: laurea, laurea professionalizzante, dalla formazione al lavoro in impresa. E poi i master. Nella sede di Mondovì ci sono enormi spazi da riempire con studenti. Se non facciamo questo... nel 2030 avremo chiuso la nostra esperienza: perché il calo demografico che è incorso crescerà una competizione feroce tra le Università per avere le studenti. Succede a livello nazionale e internazionale. Il trend attuale dice che entro il 2040 i nostri studenti passeranno da 40 mila a 32 mila. Fate voi la proporzione con ciò che accadrà a Mondovì, dove oggi ci sono 70 studenti. Oggi percepiamo questo calo demografico, fra 6 anni sarà un'evidenza plastica: gli studenti saranno meno e bisogna attrarli. Assieme a tutte le componenti del territorio, che hanno contribuito a finanziare la sede monregalese.
Il primo anno di facoltà è solo un punto di partenza, ma non di arrivo. Cominceremo subito a lavorare a un progetto di medio periodo: creeremo un "tavolo di progettazione" per studiare la visione futura. La formazione comprende la didattica, il dottorato, che potrebbe essere spostato qua sui laboratori di ricerca, i master, la formazione permanente. Questo "tavolo di progettazione" va studiato assieme a tutti gli stakeholder: il Comune, la Provincia, gli altri Comuni, le categorie produttive. Dobbiamo diventare un "hub di territorio". Probabilmente, questa transizione la si vedrà completa solo nel 20230: è un percorso che richiede tanti passaggi, come le approvazioni del Ministero. Ma va fatta, perché altrimenti saremo solamente... una proposta fra le tante».
Nelle ultime parole sta quella che è, forse, la parte più importante di tutte: «Dobbiamo chiederci: siamo il posto giusto, per questo? E lo siamo per che cosa? Per me comincia un percorso di progettazione in cui ho trovato grande entusiasmo dalla cittadinanza. Io sono vercellese: ricordo bene cosa avvenne quando il Politecnico di Torino chiuse definitivamente la sede di Vercelli. E non voglio ripetere quell'esperienza. Perché immagino che qui ci siano le opportunità per creare un percorso evolutivo, in cui non è il Politecnico a portare la sua formazione ma è il territorio che dice al Politecnico quale formazione portare. Non voglio che passi, nel mio Ateneo, l'idea che io sono qui per coprire i carichi didattici dei miei docenti: la formazione deve essere richiesta dal territorio, e allora il Politecnico porta qui i docenti necessari. Talvolta avviene il contrario: ci si "inventa" delle robe, per coprire i carichi didattici. Questo, con me, non avverrà. E su questo sono stato chiaro coi miei docenti. È una sfida, ma ritengo che qui possa diventare un campus di eccellenza».