“Ritorniamo a visitare i fratelli”. Visita pastorale nella condivisione sinodale

Il vescovo invia una lettera alla diocesi per annunciare l’evento che coinvolgerà tutte le realtà ecclesiali

«Cari sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose, fedeli, carissimi cristiani dell’intera Diocesi, a tutti il mio più cordiale saluto nella carità del Signore. Faccio mie le parole di San Paolo, e ogni giorno ringrazio Gesù Cristo nostro Signore: egli mi ha stimato degno di fiducia, mi ha dato un incarico e mi dà la forza di compierlo (cfr 1 Tim 1,12) - in questo modo inizia la Lettera che il vescovo di Mondovì, mons. Egidio Miragoli, ha indirizzato alla diocesi, annunciando la visita pastorale che verrà intrapresa -, Così pure “continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di Lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi” (Ef 1,16-18). Con questi sentimenti vi scrivo per annunciarvi l’imminente visita pastorale e insieme spiegarvene le ragioni, il senso e gli scopi. Da quando sono giunto tra voi, mi è capitato di incontrare non pochi di voi, e di raggiungere praticamente tutte le parrocchie e le comunità. Anche solo per porre rimedio a situazioni di emergenza, ho celebrato messa in chiese lontane, talora sperdute. E ogni volta è stata anche una preziosa occasione per conoscere e farmi conoscere. Tutti episodi che ho cari e di cui non disconosco il valore. Davvero mi pare di poter dire che qui in mezzo a voi, vivo come un vescovo itinerante. La visita è diventata la mia regola di vita abituale anche se non esclusiva».

«La visita pastorale ha un significato particolare»

«La visita pastorale, però, è qualcosa di diverso, che, per tradizione e statuto, ma anche nelle mie intenzioni - continua la lettera -, vuole avere un significato particolare. Con la visita pastorale, il vescovo si reca programmaticamente in tutta la diocesi: ne pianifica la conoscenza completa, raggiungendo ogni realtà appartenente alla Chiesa locale, ma non solo. Certo, ha per meta le istituzioni cattoliche, i luoghi sacri, i monasteri, le case degli Istituti di vita consacrata; vuole incontrare i sacerdoti e i diaconi, le suore, i religiosi, i laici impegnati nella catechesi, nella liturgia e nelle iniziative di carità, e di tutti apprezzare e sostenere l’opera, e in tutti verificare l’azione dello Spirito e riconoscere l’azione di Dio; più in generale, però, cerca di accrescere la propria conoscenza del territorio diocesano, dell’indole del popolo che lo abita e delle necessità che lo caratterizzano. Così, la sua visita – se gradita e possibile – può raggiungere anche istituzioni laiche, come le fabbriche, le scuole e i luoghi dove si fanno cultura e sport. Accennavo alla tradizione e allo statuto della visita pastorale, che ne fanno un mio compito particolare, un mio obbligo. Ogni cinque anni, infatti, secondo il “Direttorio pastorale dei vescovi”, ogni vescovo deve visitare per intero la propria diocesi. Da secoli, la visita pastorale rappresenta del resto un’esperienza collaudata e preziosa, che consente ai fedeli di ascoltare e accostare il loro pastore, e al pastore di rendersi concretamente conto della realtà effettiva in cui i cristiani, e non solo loro, vivono: quali le gioie, quali i dolori, quali le speranze, quali le paure. Quale, insomma, il tessuto umano in cui si collocano l’annuncio della Parola, la presenza cristiana e l’opera del Signore. Entrerò, pertanto, nelle vostre chiese, nelle vostre case, nelle vostre assemblee di preghiera; fra voi celebrerò l’Eucaristia e predicherò; passerò dai luoghi dove vivete e dove lavorate; cercherò il contatto soprattutto con i sofferenti e con gli ammalati, con i poveri e con le persone in difficoltà; sarà mio desiderio prendermi a cuore le fatiche e partecipare delle gioie. Sarò una fugace presenza nei vostri mattini e nelle vostre sere. Ascolterò e pregherò con voi, condividendo anche qualche momento di fraternità. Sarà un ulteriore modo di esservi fratello e padre. Il fratello che condivide e il padre che ascolta, conforta, consiglia».

(La lettera integrale sul giornale cartaceo di questa settimana da ieri in edicola)

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