Islam, religione violenta? Parla l’imam di Mondovì

Siamo nel 2016, tutti siamo accomunati dalla paura del diverso. Perché gli occidentali hanno paura dei musulmani?

Bum! Fa passare il singhiozzo, ma non le idee sbagliate. Se non lo conosci lo eviti, se lo conosci ti allontani. Siamo nel 2016, tutti siamo accomunati dalla paura del diverso. Perché anche gli occidentali hanno paura dei musulmani? Mordono? Assolutamente sì?! Definizioni dettate da due punti di vista: “Musulmano: aggettivo, singolare, maschile, crudele, prepotente, ottuso, arretrato, ignorante, kamikaze, Isis, jihad”; “Cristiano: aggettivo, singolare, maschile, crudele, prepotente, ottuso, arretrato, ignorante, denigratore, crociate”. Quale riscontro di tali pregiudizi?

Negli anni ‘70 il regime di Saddam Hussein in Iraq è stato di carattere politico-economico. Ma l’eliminazione del dittatore non ha portato miglioramenti al giorno d’oggi, anzi è stato fonte d’ispirazione per lo Stato Islamico dell’Iraq e della Siria, il cosiddetto Isis. Il puzzle a tutto tondo deve essere costruito senza forzare l’incastro di pezzi non complementari, evitando così la rottura e la regressione. Siamo sicuri che la distruzione del “virus” abbia portato alla risoluzione del problema? Se ci fossero ancora Saddam e Gheddafi, sarebbero riusciti a tenere sotto controllo la situazione degenerata oggi?

Santa ignoranza non è altro che il fondamentalismo violento: ingiustizia, miseria, esclusione, disuguaglianza sono prese a pretesto dal governo del Paese per galvanizzare folle povere verso soluzioni estremiste tramite il “lavaggio del cervello”. Giustamente le grida decise di un “imam” ignorante, in una moschea del mondo occidentale, sono diffuse ad una velocità impressionante. Imam non si è, si diventa. Anche gli uomini di Chiesa, nel mondo cattolico, trovano l’istruzione nei Seminari. Peccato che la formazione obbligatoria manchi agli imam occidentali. Le vere guide spirituali dell’Islam hanno posto nei loro Paesi musulmani: non vengono di certo in Occidente.

Chi è l’imam di Mondovì?
La conferma è stata data dall’Imam Ilias Es Saket di Mondovì: «Sono nato, cresciuto in Italia e ho frequentato il Liceo scientifico a Biella. Dopodiché sono entrato nell’Accademia del Corano in Marocco e poi all’Università della Giurisprudenza Coranica, dove mi sono laureato da Imam. A mio parere questo percorso di studio è paragonabile ad una qualsiasi tipologia di laurea: avvocato, dottore, ecc. In Università impari a predicare ed insegnare alla gente cosa sia realmente l’Islam. È una scuola di vita che ci aiuta in svariate situazioni: ad esempio come comportarsi con il prossimo indipendentemente dalla religione professata. È rilevante la mala-informazione che è presente negli imam europei: la ragione sta nella scelta sbagliata di queste persone, che magari sono state “elette” imam solo perché avevano un minimo di conoscenza ma non abbastanza per poter promulgare un giusto messaggio; perciò gli “Imam” che incitano alla guerra non sanno, non hanno studiato, non hanno una base».

Mondovì: musulmani in piazza contro l'Isis: IL VIDEO

Sì, l’Islam ha versetti che si esprimono riguardo alla guerra, ma che guerra? «Si parla di jihad, ossia lo sforzo per cambiare al meglio se stessi. Nella storia, alcune guerre sono servite, però hanno fatto sempre del male al popolo. L’Islam accetta solo la guerra di difesa, che deve seguire delle regole precise: non uccidere donne, bambini, anziani, insomma il popolo civile. “Combattete per la causa di Dio contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi, ché Dio non ama coloro che eccedono” (sura 2, versetto 190). L’Islam non incita alla guerra, ma chi è attaccato si può difendere, però “Se inclinano alla pace, inclina anche tu ad essa e riponi la tua fiducia in Dio” (sura 8, versetto 61). Mentre riguardo alle persone appartenenti a delle organizzazioni che uccidono in nome di Allah: Dio non ha mai detto questo! Ecco un clamoroso esempio di mala informazione e ignoranza. Quando si parla di violenza nel Corano, come anche nella Bibbia, si legge per esempio “occhio per occhio e dente per dente”. Qui si parla di giustizia, che in alcuni Paesi fondamentalisti, in cui viene applicata la legge islamica, questo verso viene preso alla lettera in casi estremi. Le persone che “tagliano le gole” credono di appartenere all’Islam, ma non è così, esattamente come chi faceva parte dei Ku Klux Klan pensava di appartenere al Cristianesimo. Ecco la storia che si ripete. Il musulmano per essere chiamato tale deve essere buono. Peccato che le religioni sono “perfette”, ma l’uomo no. C’è bisogno di una persona professionista che abbia studiato per predicare l’Islam, come anche delle altre religioni: ognuno si deve occupare del suo campo».

Il dialogo fra le religioni
Lo stesso Papa Francesco, nel discorso al PISAI del gennaio 2015, si rivolge così a coloro che si impegnano nel dialogo tra Islam e Cristianesimo: devono fare attenzione a “non perdere la bussola del mutuo rispetto e della stima reciproca”. Inoltre riferendosi al dialogo islamo-cristiano aggiunge: “Esige pazienza e umiltà che accompagnano uno studio approfondito, poiché l’approssimazione e l’improvvisazione possono essere controproducenti o, addirittura, causa di disagio e imbarazzo».

E l’Imam di Mondovì cosa pensa dei cristiani? «Il Cristianesimo e l’Ebraismo sono riconosciute dall’Islam come le ”tre religioni del libro”, poiché sono le uniche che credono nell’esistenza di un solo Dio, ecco perché le dobbiamo rispettare. Quindi per essere un vero musulmano devi credere nei tre profeti: Mohamed, Gesù e Mosè. Dal punto di vista dell’Islam siamo tutti fratelli, ognuno con le sue idee che devono essere rispettate. Nel Corano c’è scritto: “A ognuno di voi abbiamo dato una legge e una via. Se Dio avesse voluto, avrebbe fatto di voi una sola nazione: non l’ha fatto per provarvi mediante ciò che vi ha dato. Gareggiate dunque in opere buone!” (sura 5, versetto 48)».

«Dobbiamo imparare a capirci»
Soluzione a questo disordine? Es Saket: «Dopo all’attacco a Parigi da parte dell’Isis, noi musulmani, insieme anche a tanti cristiani, siamo scesi in piazza non solo per far cambiare idea su di noi, ma anche per dire chi siamo. Quindi: svegliamoci, apriamo gli occhi e vediamo veramente le cose come stanno. Dobbiamo aiutarci a vicenda, dialogare e trarre ricchezza dalla diversità. Infatti stiamo creando un nuovo progetto che prevede un giro per le scuole da parte mia, per discutere e fare dibattiti sui diversi argomenti riguardanti l’Islam, perché i giovani sono il nostro futuro. Dialogando con loro, le giuste informazioni arriveranno anche alle famiglie».

Allora chi sono i musulmani? L’Imam risponde: «I servi del Clemente sono coloro che camminano sulla terra con umiltà e, quando gli ignoranti si rivolgono a loro, rispondono: pace” (sura 25, versetto 63). A mio parere, per capire chi è il musulmano, non basta leggere solamente il Corano, ma bisogna anche capirlo. Ci sono sapienti che hanno passato tutta la loro vita a studiare il Corano, che è scritto in arabo classico, per spiegare a noi il significato dei vari versetti. Il problema di oggi è che il Corano non è ancora stato tradotto ufficialmente in altre lingue dal mondo islamico». Sta a noi decidere: troppo facile dare la colpa alla religione. L’uomo decide di compiere sia il bene che il male. La storia dell’uomo è fondata sui pregiudizi, purtroppo non si può tornare indietro. Infatti i “se” non fanno la storia, ma è la storia a farsi da sé.

Davide Ambrogio Ikram Azdod Donatella Martino
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