Per chi è nato in quella generazione compresa tra le puntate de La Linea di Osvaldo Cavandoli sulla televisione in bianco e nero e il primo treno di cartoni animati delle TV commerciali, lo sviluppo adolescenziale ha avuto come delimitazione di carreggiata l’idealizzazione dei miti della società dei consumi e la poesia di un mondo che si sarebbe sgretolato di lì a poco. In mezzo ci stava dentro un po’ di tutto: dall’Ergo Spalma ai Ciocorì, dai fouseau dal colore fluo al chiodo di derivazione post punk, da un mondo tutto bello, laccato e plastificato al “no future” dell’uso massiccio di droghe per via endovenosa e delle paure da AIDS. Inevitabile che si sia cresciuti sviluppando nei confronti del mondo un atteggiamento diverso da quello delle generazioni precedenti, pieni di quelle belle speranze rafforzate da condizioni economiche famigliari in cui – finalmente – ci si poteva permettere qualcosa in più di quanto avuto dai nostri nonni.
Davide Tofolo, nato a metà anni ‘60, già leader dei Tre Allegri Ragazzi Morti e affermato fumettista, dalla fine anni ‘90 pubblicò una serie a fumetti in cui si raccontava il mondo giovanile. Il testo, per chi – come chi scrive – ha vissuto quel periodo, rappresenta un po’ come altre opere (Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Brizzi, Tutti giù per Terra di Culicchia o Branchie di Ammanniti) un racconto generazionale. Eleonora Pippo, attrice e regista anche lei pordenonese e anche lei (sarà un caso?) anagraficamente cresciuta in questo contesto, ha dato nuova vita ad alcuni di questi racconti portandoli in scena attraverso il musical “Cinque Allegri Ragazzi Morti - Il Musical Lo-Fi” (nella suggestiva cornice delle Officine A Vapore di Collegno nel week-end del 19 febbraio).
Le avventure dei cinque liceali trasformati in zombie da un rito voodoo sono così tornate a vivere nelle canzoni della band, riarrangiate, danzate, suonate e cantate dal vivo: nella loro condizione di non morti Gianni Boy e i suoi amici, con un linguaggio costruito su un testo fedelissimo alla graphic novel (dove il cantato sostituisce la parola), consacrano la propria condizione alla scoperta in quel viaggio umano tra “eros e thanatos”. Lo spettacolo rappresentato con giovanissimi interpreti (nel primo dei due allestimenti confezionati era presente come attore anche Toffolo) riesce a rendere tutta la potenza della narrazione, vuoi anche grazie alla suggestiva location di Collegno e alla disposizione del palco rispetto al pubblico, in un allestimento privo di estetismi in cui il cuore dello spettacolo è rappresentato dalla scena: musica live e un testo che ancora oggi racconta con acume le illusioni che si sarebbero infrante contro un’intera generazione, sono il corollario in cui la rappresentazione della speranza di un eterno Peter Pan – che vorrebbe scappare dall’Isola Che Non C’è – viene mitigata dall’inesorabile scorrere di un tempo morto e di quello che sappiamo essere divenuto 20 anni dopo la realtà.
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