Aucan e Todo Modo, nuove stelle fisse

    Sotto l’albero. Consigli natalizi

    Nel marasma di album ascoltati nel 2015 ci potrebbero essere un paio di titoli, ascolti più recenti, che potrebbero valere la pena considerare come regali di Natale. Sono due dischi che fissano in qualche modo due punti fermi di un cammino che la musica italiana sta percorrendo.
    Il primo si colloca in un filone che annovera tanti nomi, e solo per citare quelli dell’ultimo biennio Yakamoto Kotzuga e Godblesscomputers, Go Dugong, Populous e Clap! Clap!. Un po’ come capitato agli Iori’s Eyes (di cui non si hanno notizie però da un bel po’ ormai), la band in questione si impone come una realtà dalle grosse potenzialità. Niente di nuovo sotto il sole europeo forse, ma di sicuro il suono degli Aucan rimane appannaggio ancora di pochi appassionati: D’Abbraccio, Dassenno e Ferliga sono partiti a metà anni zero da un punk rock assai ricco per approdare all’elettronica più in voga del momento, quell’EDM (Electronic Dance Music) ricca di suggestioni. Stelle Fisse ne è l’esplosione: sperimentazioni da studio, in cui i sinthetyzer la fanno da padroni e riempiono lo spazio, dall’iniziale Disgelo attraverso i ritmi e le cariche dubstep di Friends ed Errors, lungo le bianche scogliere sonore di Disto, dove sbattono vocoder e batterie asciutte: un grime di crescente intensità che sfocia nell’omonima Grime 3. Stelle Fisse è una lettera d’intenti, un punto fermo che la band decide di darsi per ripartire; e man mano che le tracce avanzano i suoni diventano più costruiti, meno intuitivi, più difficili e capaci di suggestionare.
    L’altro disco è forse uno dei migliori lavori rock ascoltati nel 2015 in lingua italiana; ottimo per poesia dei testi (nonostante la canonicità della forma) e per capacità di interazione in modo discreto, ma originale, di generi diversi: dalle melodie del cantautorato al post rock più destrutturato. Si chiamano Todo Modo, come il libro di Sciascia e il film di Petri in cui tutto è lecito per mantenere lo status quo, e la band poggia le proprie fondamenta su due pilastri di una delle migliori realtà italiane degli ultimi 25 anni: Giorgio Prette e Xabier Iriondo, prima di entrare a far parte di questo progetto sono stati il naturale contraltare a Manuel Agnelli negli Afterhours. Il disco dei Todo Modo risente molto dell’esperienza degli Afterhours nelle basi ritmiche e di molte scelte nella chitarra di Iriondo, ma se ne distacca in virtù di una scelta meno formale alla veste autoriale delle canzoni, meno punk e più melodica. I testi e la voce di Saporiti, sebbene non siano quelli di Agnelli, rendono il progetto credibile e fresco all’ascolto. Il concetto cardine di questa band, con una forma di contrappunto rispetto al nome portato, pare voler mettere in discussione l’estetica nella forma-canzone, per riconciliarsi con una tradizione troppo spesso lasciata a logiche che con la creatività hanno ben poco a che vedere: un mondo in cui bellezza, accuratezza e immediatezza possono ancora andare a braccetto.
    Aucan “Stelle Fisse” 2015, Kowloon. Elettronica
    Todo Modo “Todo Modo” 2015, Goodfellas. Alt. Rock

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