di EMANUELE LUBATTI
«Mio papà parlava molto poco di Carrù. E quando lo faceva si capiva subito perché aveva sempre le lacrime agli occhi. Ci diceva che aveva una casa con un balcone e una grande vigna». Edith Lubatti lo racconta in spagnolo, la sua lingua natia. Ma quel cognome scioglie veramente ogni dubbio sulla sua origine. Per lei, che vive a Cordoba, in Argentina, in una città da oltre un milione di abitanti, Carrù è sempre stato un nome evocativo, di un passato quasi mitico e tutto da scoprire. Così, una volta in pensione, si mette a seguire le sue tracce. Ma gli indizi non sono tanti. «Mio nonno si chiamava Maurizio Lubatti, sposato con Margherita Roattino. Teneva ben sette figli in Carrù: Paolo, Maria, Rina, Giovanni, Andrea, Lorenzo e Giuseppe (mio papà). Sono partiti tutti per l’Argentina, mio padre avrà avuto sui 12 anni. Qui c’era una famiglia che li ha accolti, i “Maximino”». Il cognome pare essere una chiara “spagnolizzazione” dei “Massimino”, altro noto cognome di marca carrucese. Si sta parlando di quasi 100 anni fa. «I miei nonni vivevano a Carrù, facendo la campagna. Emigrarono più o meno nel 1923-1924, dopo la guerra. Mio nonno aveva combattuto in trincea». Un anno fa così Edith, in compagnia del marito, finalmente arriva a Carrù. Alla ricerca di quei posti che fino ad allora aveva solo sentito citare nei vecchi ricordi di famiglia. «Sapevo che a Carrù ci sono ancora i discendenti dalla famiglia di un fratello di mio nonno, ma non conosciamo il nome». Grazie all’aiuto di Giovanni Lubatti dell’ “Osteria del Borgo”, carrucese doc, Edith, con in mano solo il certificato di nascita del nonno, riesce a fotografare e visitare la vecchia casa dove – si dice – sia vissuto. «Mio padre nacque in frazione San Giovanni 14». Da quello che però si riesce a scoprire sul posto la casa del nonno era invece in centro Carrù. «Da una nipote che era lì a Carrù abbiamo rintracciato il posto preciso: una casa che esiste tutt’ora in via Benevagienna (per intenderci subito prima della “Sala del regno” ndr). Parlando con i vicini, molte informazioni coincidono: è stata venduta negli anni ’20 da una famiglia che è partita in Argentina…». Ed è qui che arriva la parte più bella della storia. Dalla foto scattata alla casa Edith, una volta tornata a casa, ricava un bellissimo dipinto. «La pittura è la mia grande passione. E ora ho in mente un altro progetto: dipingere un grande quadro del castello di Carrù. Anche se, alla fine, l’immagine migliore è quella che mi è rimasta negli occhi. Spero di tornarci presto. Camminare per le vie del paese per me è stata una vera benedizione!»