Marco Abbruzzese, il ragazzo azzurro dello sci

L’esame di Maturità sui banchi di scuola e poi con la squadra nazionale. La giovane promessa azzurra del Monregalese: «Il futuro? Stare fisso nel circuito di Coppa Europa»

Dall'intervista su "L'Unione Monregalese"

È nato nel 2002, ma ha già accumulato i suoi primi punti in Coppa Europa. Quel 16 dicembre 2020, a Santa Caterina Valfurva, Marco Abbruzzese se lo ricorderà a lungo. Non fosse altro che come uno dei (tanti) punti di partenza. Gli sci ai piedi sono arrivati all’età di tre anni in una famiglia, sorella inclusa, che ha sempre avuto la passione della montagna (e della discesa) nel sangue. Le gare nell’agonismo arrivano pochi anni dopo. Poi le prime vittorie, i titoli e la sensazione che, dallo scorso dicembre, qualcosa sia cambiato. Entrare tra i top 30 in Coppa Europa (Marco si è piazzato 27°) apre le porte alle convocazioni per tutte le altre gare con la nazionale fino a seguire, con la squadra B, anche le finali a numero chiuso a Saalbach, in Austria. Poi, è medaglia d'argento (per un soffio dall’oro) ai Campionati italiani giovani di discesa libera e 13° assoluto a +2.39 da un mostro sacro come Dominik Paris. Cresciuto nel Mondolè Ski, Abbruzzese fa ora parte del gruppo sportivo di Polizia delle Fiamme Oro e lo intercettiamo proprio a Moena, dove sta completando il corso di arruolamento.

Marco, come puoi definire questa stagione?

È stata un’annata decisiva, molto dura, tra la patente, la preparazione all’esame di maturità e i continui cicli di tamponi per le gare. Nonostante tutto, però, la stagione è andata avanti in maniera lineare: fortunatamente non sono mai risultato positivo e ciò mi ha permesso di partecipare a tutti i vari appuntamenti…

Possiamo definirti ormai un “monregalese”…

Sono cresciuto a Genova, poi mi sono trasferito qui dopo la terza Media per iniziare il liceo sportivo a Mondovì. Frabosa adesso è la mia casa, a due passi dalle piste. Anche se durante l’anno, noi sciatori, giriamo un po’ come “trottole”

Cosa c’è nella tua giornata tipo?

D’estate si lavora sul ghiacciaio con sedute d’allenamento magari di 5-6 giorni consecutivi. Al mattino fai sci, poi palestra nel pomeriggio con lavori di scarico e rapidità che sono propedeutici a una specialità, come la mia, incentrata sulla velocità. In inverno si scia quasi tutti i giorni, tra allenamenti e gare.

Il tuo ingresso nella squadra nazionale C sembra già quasi cosa fatta, ora quali saranno i prossimi obiettivi?

La squadra nazionale per me è un grosso obiettivo e sono contento di esserci ormai vicino. Mi sento fiducioso e positivo, lo vedo come un naturale proseguimento. Nel futuro, punto ad avere continuità nel Circuito di Coppa Europa e lavorare tanto anche sulle discipline tecniche. Una base ci vuole sempre, al di là di quello che sceglierò più avanti.

Insomma, più poliziotto o atleta?

Adesso, guardo alla vita da sciatore. In Coppa Europa cominci a farti un’idea e nei Campionati italiani assoluti, anche noi più giovani, abbiamo avuto modo di gareggiare e stare insieme ai più forti, tutti molto disponibili come Mattia Casse e Nadia Delago, del nostro stesso gruppo, con cui mi sono trovato molto bene. Voglio ringraziare davvero di cuore la mia squadra, il gruppo Fiamme Oro, per la grossa opportunità e, in particolare, tutte le persone che hanno lavorato con me. La mia famiglia, in primis, e tutti i vari allenatori, cominciando dal Mondolè Ski e dal Comitato Fisi Alpi Occidentali».

Ora la Maturità (in bocca al lupo…) poi?

Sì, c’è da studiare. Poi, a giungo, penso che mi aspetti un po’ di lavoro sullo Stelvio…

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