«Questa pandemia poteva essere affrontata differentemente. Avremmo dovuto affrontarla con un’articolazione territoriale. A marzo i contagi erano solo in tre Regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto e qualcosa in Emilia. Il resto dell’Italia era pulito. Fu deciso di fare un’operazione uguale per tutti. Io che sono stato un vecchio localista, e lo sono ancora, avrei fatto un’azione articolata. Dove c’era un’operazione cattiva sulla pandemia, un’operazione cattiva sul fronteggiamente. Non sto a dire perché è successo: è sembrato più semplice politicamente fare uguale per tutti. Oggi fare un’operazione di articolazione sarebbe impossibile». Si chiude con una nota amara l’incontro con Giuseppe De Rita, presidente del Censis, ai Dialoghi Eula Extra, la versione "streaming" del festival della buona politica, organizzato dal comune di Villanova con la direzione scientifica di Fulvio Bersanetti. Il presidente, su domanda dell’Unione, ripercorre le scelte politiche di questi mesi, ed evidenzia come una gestione frammentata delle restrizioni avrebbe garantito più flessibilità a lungo termine. «Se fin dall’inizio si fosse scelta quella strada ci sarebbe stata un’articolazione delle province, degli enti intermedi, dell’opinione pubblica. Quello era il modo per compensare l’intervento di chiusura con qualche attenzione all’economia. Oggi com’è oggi è difficile. Si potrebbe salvare la stagione dello sci per alcune province italiane, ma gli altri come lo accetterebbero? Le regole del gioco sono state fissate in modo diverso, con interventi nazionali, dobbiamo accettarlo». Le parole di De Rita colpiscono l’attualità dolorosa di una stagione sciistica che sembra destinata, stando alle ultime indiscrezioni, a non partire. L’intervista, condotta da Davide Maria De Luca è più concentrata sul futuro, sugli scenari che ci attendono quando la bufera del covid sarà passata. Un incontro, quello organizzato dal Comune di Villanova nell’ambito della manifestazione “Dialoghi Eula Extra”, particolarmente significativo, in un momento così difficile per il nostro paese. «Stiamo rincorrendo questa pandemia – spiega il professor De Rita – Manca la capacità di vedere, programmare, immaginare, pensare un modello. Noi inseguiamo il contagio. I contagi scendono, apriamo, salgono, chiudiamo». Quello che è davvero mancato, per il professor De Rita, è l'informazione: «Siamo sommersi di dati e tabelle ma non siamo informati. L'opinione pubblica non riesce a capire cosa sta succedendo. Siamo prigionieri di un enorme fardello di dati»
«Il cittadino italiano è da sempre sospettoso nei confronti dello stato, più che sui bonus conta su sè stesso» spiega il presidente De Rita parlando delle conclusioni della fotografia del Censis sulla ricchezza degli italiani presentata in Senato «LA ricerca colpisce per due cose: la corsa al patrimonio e l'attenzione alla conservazione del patrimonio. La corsa al patrimonio c'è stata anche in periodi di lockdown. In un anno disgraziato come questo il risparmio delle famiglie è pari al pil. 17.000 miliardi. Non si è mai visto che la ricchezza privata sia uguale al pil. Questo significa che il vero meccanismo che si è attivato in quest'anno è che abbiamo messo da parte. Lo stato dovrebbe incentivare gli investimenti, invece lo stato concede bonus a tutto spiano, siamo un paese a vocazione patrimoniale diffusa».
L'analisi di De Rita si sofferma anche sulle scelte della classe politica di questi anni anche al di là del contagio
«In una situazione grave il governo corre ai ripari per risolvere il problema delle emergenze, dall'ospedale da campo al barista che chiude. Dal punto di vista strutturale stiamo facendo un'operazione di consenso legata a sovvenzioni personalizzate. Al di là della pandemia siamo andati a rincorrere i bisogni, dovunque c'era un problema arriva il governo con un bonus. Non so dove lasciare i figli? Ecco il bonus Baby Sitter. Diventa la rincorsa, come contro il contagio. Rincorriamo i bisogni. Questo personalmente ritengo sia impossibile da reggere nel corso degli anni. Per me questo significa che questa classe politica non ha un'idea di Italia».
Rivedi l'incontro con il professor De Rita
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