Il ministero della Salute ha deciso. Stop allo sci fino al 5 marzo

stop sci 5 marzo

Stop allo sci fino al 5 marzo: stangata del CTS a meno di 24 ore dalla prevista riapertura. Stazioni sciistiche sul piede di guerra

Alla luce degli ultimi dati relativi al contagio e al parere espresso dal Cts nella giornata di ieri il ministro Speranza ha deciso per lo stop: salta la riapertura degli impianti sciistici, almeno fino al 5 marzo. Un clamoroso retrofront, che arriva a una settimana dal parere positivo dato dal comitato tecnico scientifico.

La rabbia degli operatori: «Una follia»


Una decisione che cagiona un danno spaventoso alle comunità delle nostre montagne. Con questo nuovo stop la stagione 2020/21 è di fatto azzerata. Le stazioni sciistiche avevano lavorato per prepararsi a questa apertura annunciata, dopo il nulla osta dato dal Cts, operando le assunzioni necessarie. Questo nuovo rinvio, oltre al danno, suona come una beffa per gli operatori del settore.

«Dire che siamo arrabbiati è dire poco: la cosa peggiore è la mancanza di rispetto - commenta Gian Luca Oliva di Prato Nevoso Ski - queste sono decisioni prese da gente che non vive nel mondo reale. Una mancanza di rispetto a tanti lavoratori che danno l'anima e alle loro famiglie. Una decisione la si rispetta anche quando magari non la si condivide. Ma non si può comunicare una cosa del genere a 12 ore da un'apertura, a stazioni ormai pronte, dove ci sono state assunzioni, si è lavorato per prepararsi, si sono prese prenotazioni. C'è tutto un mondo che si è messo in moto e non ci siamo solo noi, ma anche i locali. Questa è una follia, un danno tremendo per tutti». «Sono arrabbiato nero, anche perché noi è dall'8 di dicembre che continuiamo a stare aperti con sforzi inauditi per inseguire la data di apertura continuamente posticipata - è il commento di Pietro Blengini di Artesina -. Indecenza nell'indecenza abbiamo assunto trenta persone, battuto le piste, preso prenotazioni... Adesso a 10 ore dall'apertura chiudere tutto è una mancanza di rispetto, vuol dire calpestare società e lavoratori. Parte malissimo questo governo».

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«La nostra voce è una sola: il Ministro Speranza si vergogni - tuona Massimo Rulfi, vicepresidente Arpiet e direttore di Frabosa 2000 - mi assumo tutte le responsabilità di quello che dico. A poche ore dalla riapertura degli impianti, dopo che ci sono state fornite delle linee guida, con gli uomini che hanno lavorato fino alle 17 di oggi per preparare tutto ci comunicano che non ci sarà alcuna apertura. Mi trovo qui con i maestri di sci, titolari dei locali della stazione... Persone che hanno investito, hanno lavorato per preparare questa ripartenza. Perché tutti abbiamo fatto assunzioni, preso prenotazioni. Adesso domani annulleremo i contratti di centinaia di persone che dovevano prendere servizio. E tutto per un pregiudizio: perché siamo un comparto chiuso da un anno e nulla può essere imputato alla montagna. Avrei capito avessimo aperto qualche giorno e poi ci fossero stati dei problemi, ma questo è pregiudizio verso il nostro mondo. Le nostre comunità sono state danneggiate in un modo pazzesco»

«Venerdì sera abbiamo avuto il via libera per aprire - scrivono in una nota la stazione sciistica Viola St. Gréé e Cardini - San Giacomo di Roburent - abbiamo assunto personale, lavorato contro il tempo e stiamo ancora lavorando in questo momento, predisposto tutto per rispettare le linee guida. Le baite e le attività si sono subito messe in moto acquistando e assumendo personale. Ora alle 18:47 di domenica sera leggiamo dai giornali che non si apre più».

«Questa sera eravamo già in giro con i battipista quando la notizia che ormai circolava da qualche ora è diventata ufficiale - scrivono da Garessio 2000 - Ci abbiamo creduto fino all'ultimo, siamo fatti così! La delusione è tanta, tantissima! Non ci piace fare polemica, ma questa volta ci sentiamo veramente abbandonati a noi stessi. Domani è un nuovo giorno. Per chi vorrà (e potrà) il bar degli impianti, domani, sarà aperto con il consueto servizio asporto e con il servizio al tavolo»
Il retrofront del Cts nella giornata di sabato 13: "non ci sono più le condizioni per aprire"

A domanda del ministro Speranza il Comitato tecnico scientifico ha risposto che non ci sono più condizioni per riaprire sci e passa la palla alla politica. «Alla luce delle mutate condizioni epidemiologiche dovute alla diffusa circolazione delle varianti virali del virus, allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale».

Spaventa la velocità delle diffusioni delle varianti del Coronavirus, più contagiose e letali, che potrebbero causare un significativo e repentino peggioramento del quadro epidemiologico, a uno stadio ancora troppo precoce delle vaccinazioni. Queste sono le motivazioni che hanno portato gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico e il consulente del Ministero della Salute, Ricciardi, a invocare una nuova stretta a tutela della salute pubblica.

Il ministro speranza Speranza aveva chiesto di «rivalutare la sussistenza dei presupposti per la riapertura» dello sci, ed Cts ha inoltre rimandato «al decisore politico la valutazione relativa all’adozione di eventuali misure più rigorose».
Negativo anche il parere di Walter Ricciardi, consigliere del ministero: «In questo momento le attività che comportino assembramenti non sono compatibili con il contrasto alla pandemia da Covid-19 in Italia ed gli impianti da sci rientrano in tali attività. Non andrebbero riaperti. Non dimentichiamo - ha sottolineato Ricciardi - che la variante inglese è giunta in Europa proprio "passando" dagli impianti di risalita in Svizzera».

 

 

 

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