(m.c.) - Donna del vino ormai da oltre trent’anni, Anna Maria Abbona faceva il grafico pubblicitario, ma nel 1989 decide di abbandonare la sua occupazione per riprendere in mano la storica attività di famiglia. Proprio quando suo papà, scoraggiato dallo scandalo metanolo del 1986 e dalla successiva svalutazione dei prezzi delle uve, stava pensando di estirpare alcuni vigneti, lei e il marito Franco Schellino, in totale controtendenza per l’epoca, decidono di “tornare a casa”, al lavoro tra i filari in frazione Moncucco, sulle colline alle spalle di Farigliano. «Con Franco abbiamo deciso di iniziare a produrre vini di qualità – racconta –, riprendendo le vecchie vigne impiantate dal nonno (tutte a Dolcetto), imparando a potarle e a legarle, lavorando con lui e con i miei genitori per anni. Con il tempo poi abbiamo impiantato nuovi vigneti, ampliato l’attività, costruito nuove cantine e iniziato a lavorare sui mercati internazionali. Intanto sono nati Federico e Lorenzo che ora sono parte dell’azienda». Anna Maria aveva appena 30 anni e si ritrovò catapultata in un mondo quasi esclusivamente maschile, in un lavoro “da uomini”, dove le donne facevano moltissima fatica ad essere rispettate ed apprezzate per le loro capacità: «A metà degli anni ’90 tutto era molto diverso. Ho studiato tedesco per tre anni, poi sono partita con quattro bottiglie in valigia, girando l’Europa per far conoscere il nostro vino. Non c’era Internet, non c’erano i cellulari, i navigatori. Le valute erano tutte diverse, si viaggiava in macchina, con una cartina. Le chiamate a casa erano interurbane internazionali, se ne facevano poche». Anna Maria è stata tra le primissime donne, in Langa, ad iniziare a fare il vino, aprendo anche un’azienda proprio a suo nome. «Ancora oggi, spesso nel nostro lavoro la donna è un bell’oggetto, da guardare, non una professionista di settore con la quale rapportarsi. A cena, gli uomini possono bere un bicchiere in più e poi darsi pacche sulle spalle. Per le donne non funziona così, bisogna sempre fare molta attenzione a cosa si dice e a come ci si comporta, per non essere fraintese o mal interpretate. Per noi, questa è sempre stata una difficoltà in più. Si deve essere preparate e capaci, ma prima di tutto è necessario essere in grado di scardinare certi preconcetti, che ancora non ci siamo scrollate completamente di dosso».
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