È caduto da una parete, mentre sistemava una rete paramassi ad Averara, Bergamo. È morto questa notte, all'Ospedale bergamasco "Papa Giovanni XXIII", Omar Ait Youssef, 31 anni, residente a Mondovì. Viveva in città da diversi anni, molto conosciuto nella comunità marocchina monregalese, era appassionato di calcio (giocava nel ruolo di portiere).
Era in trasferta per lavoro, stava svolgendo un lavoro di messa in sicurezza di un versante roccioso. L'infortunio è avvenuto martedì mattina 30 agosto. Il giovane, caduto per molti metri, è stato trasportato d'urgenza in gravi condizioni con l'elisoccorso all'Ospedale di Bergamo. Ricoverato in prognosi riservata, è morto nella notte tra mercoledì e giovedì.
I SINDACATI - Feneal, Filca e Fillea: "Assurdo che si verifichino ancora cadute dall'alto" - «È da tempo che denunciamo come le cadute dall'alto siano la prima causa di infortunio grave o mortale nel settore dell'edilizia - dichiarano Giuseppe Mancin della Feneal Uil, Simone Alloni della Filca Cisl e Luciana Fratus della Fillea Cgil di Bergamo - Per questo come sindacato abbiamo voluto con forza un tavolo provinciale, dove tutte le parti (istituzionali, datoriali e sindacali) si stanno adoperando per analizzare le situazioni critiche e individuare nuove procedure di lavoro che consentano di contrastare questo tipo di incidenti. Ora restiamo in attesa degli accertamenti da parte degli organi preposti, affinché si chiariscano meglio l'esatta dinamica e le responsabilità sull'accaduto. Non si può certo parlare di tragica fatalità o di destino: se vengono utilizzati tutti i dispositivi di protezione, in questo caso l'imbragatura, queste tragedie non possono accadere. Proprio per questo vanno accertate fino in fondo tutte le responsabilità ad ogni livello. Non ci stancheremo mai di denunciare e ribadire come la formazione, l'informazione e l'utilizzo di tutti i dispositivi di protezione insieme agli investimenti sulla sicurezza siano la "precondizione" per lavorare e per poi tornare a casa dai propri affetti. La salvaguardia della vita umana deve venire prima di tutto!»