Franco Alessandria è un artista incredibile. Dopo aver colpito e impressionato migliaia e migliaia di osservatori con le sue ormai celebri "sculture di chiavi", realizzate appunto utilizzando antiche chiavi e pesanti serrature in ferro saldate tra loro, ultimamente si sta dedicando sempre più alla scultura "tradizionale", con risultati ancora una volta stupefacenti.
L'artista piozzese, nel pomeriggio di sabato 7 ottobre, ha presentato la sua ultima opera: un dittico in materiale plasmabile che raffigura San Francesco, durante l'incontro con il lebbroso, narrato anche nel testamento del fraticello patrono d'Italia. La scultura, non la prima di Alessandria dedicata al mondo cristiano e alla sfera religiosa, è stata posizionata in una location d'eccezione, all'interno del "Parco Museo dell'Ingenio" di Busca, in occasione dell'inaugurazione del "giardino di San Francesco".
«San Francesco abbraccia il malato senza pensarci, lasciando da parte i pregiudizi che condizionano la vita di ognuno di noi»
«Il "Parco Museo dell'Ingenio" si trova proprio a ridosso di un antico convento francescano, per questo i responsabili dell'area cercavano un artista che fosse disponibile a rendere un omaggio a San Francesco – ci ha spiegato Alessandria –. Sono venuti a Piozzo. Ci siamo parlati. Hanno visto le mie creazioni e così ci siamo accordati. Credo che questa scultura trasmetta una dolcezza immensa: San Francesco apre il suo cuore e la sua mente al lebbroso e gli va in contro senza alcun timore, lasciando da parte i pregiudizi che ognuno di noi si porta dietro, nella vita di tutti i giorni. Non nascondo poi di essere particolarmente legato dal punto di vista personale a quest'opera e al nome di San Francesco, che fa parte della mia famiglia – ha aggiunto Alessandria –. Mio papà si chiamava Francesco, io mi chiamo Franco, mia figlia si chiama Francesca. Sento questo mio lavoro particolarmente vicino alle mie corde».
La vicenda
Francesco, ad Assisi, si rivolgeva spesso a Dio, in cerca della sua strada, ripetendo questa domanda: "Signore, cosa vuoi che io faccia?". Proprio l'incontro con un lebbroso, che misteriosamente sente di voler abbracciare e baciare, vincendo il naturale ribrezzo, gli cambia la vita. Questo gesto folle eppure di grande umanità e compassione, innesca in Francesco un profondo mutamento interiore conducendolo dal rifiuto e dalla distanza e dall’autosufficienza, alla fiducia e all’amore, alla misericordia: verso il prossimo, verso Dio, come pure nei riguardi di sé stesso. Dopo quell’abbraccio e quel bacio, Francesco è un uomo nuovo, libero, capace di aprirsi a tutti e a tutto, senza paure e riserve.
L'opera di Alessandria rappresenta il momento centrale dell'incontro, con Francesco che sembra davvero avvicinarsi al lebbroso, per abbracciarlo. Dall'artista, per mezzo dell'opera, giunge all'osservatore un messaggio chiaro di speranza e di libertà, nel nome di un cambiamento (anche interiore) che non deve spaventare, anzi deve va ascoltato e assecondato, per il bene di tutti noi.