Don Renato Chiera, dall’Africa all’incontro con Papa Francesco

Mercoledì era in udienza in piazza San Pietro, presentendo quanto si sta facendo con le “Case do menor” ora anche in Guinea Bissau

Mercoledì scorso, d. Renato Chiera, villanovese, giungendo dalla Guinea Bissau, ove era impegnato da oltre tre mesi, per dare avvio ad un’attività pastorale ed umanitaria nello stile delle “Case do menor”, presenti da 35 anni nella aree più marginali in Brasile, per i ragazzi più fragili, segnati da tanta povertà in terra africana, ha avuto l’opportunità di un’udienza con papa Francesco in p.za San Pietro. “Mons. Sapienza mi ha chiesto, scherzando, se avevo fatto l'abbonamento con il Papa perché è stata la terza volta che l’ho incontrato – spiega lo stesso don Renato Chiera, visibilmente commosso –. Sapete che questo Papa mi ispira e mi sento totalmente identificato con lui e il suo stile e con la sua apertura di cuore, cuore di misericordia e di amore a tutti, specie ai più deboli. Questo incontro è avvenuto in occasione del mio ritorno dall'Africa, Guinea Bissau, dove ho vissuto più di tre mesi con i primi quattro missionari laici per condividere e iniziare questa esperienza bella, ma esigentissima di aprire un punto di accoglienza ed animazione in questa realtà poverissima. Con me, per l'incontro con il Papa, c'era anche la coppia fondatrice della ‘Obra lumen’, comunità amica che condivide con ‘Familia vida’ - ‘Casa do menor’ questa prima esperienza missionaria in terra africana. Edwin e Raquel, questo il nome dei fondatori della ‘Obra lumen’, ritornavano con me dall'Africa, dove sono rimasti una settimana, e per la prima volta avevano la possibilità dell'incontro con Francesco. Abbiamo avuto il privilegio di occupare un posto strategico molto vicino alla sedia del Papa”.
Francesco, dopo la catechesi in piazza San Pietro incentrata sull’esperienza di Giobbe, e dopo i saluti nelle varie lingue, il Papa ha incontrato una per una tante persone. “Arriva anche il nostro turno – aggiunge don Renato Chiera –. Chinarsi davanti a Francesco che ci guarda con tanto amore è un’emozione unica. Portiamo un quadro africano tipico, fatto da giovani di Bissau. Un depliant che descrive la nostra presenza in Guinea Bissau, a Bambadinca, e una presentazione cartacea sul lavoro con il popolo di strada in Brasile, coordinato da ‘Obra lumen’ che ha già salvato più di 5 mila fratelli di strada. Dico al Papa che siamo venuti per ringraziarlo perché la sua parola e il suo esempio ci hanno stimolato ad abbracciare la carne viva di Cristo nei sofferenti e nelle periferie del mondo. E volevamo poi dare a Francesco la gioia di quello che Dio ha suscitato in quasi 45 anni di presenza in Brasile della ‘Casa do menor’ e in 30 anni di attività evangelizzatrice della ‘Obra lumem’. Volevamo offrire tutto quello che è nato in questi anni in Brasile e soprattutto la nascente missione in Bambadinca, diocesi di Bafata, Guinea Bissau. Volevamo donare alla Chiesa, attraverso Frncesco, il lavoro di tante persone, chiedere la sua benedizione. Il Papa ha ascoltato e guardato con interesse foto e immagini della nostra presenza Brasile e in Bambadinca, Guinea Bissau. Ha letto alcune letterine (presentate da Edwin) di ‘moradores de rua’ che ringraziavano Francesco per il suo amore agli ultimi e per la nuova vita incontrata. Gli abbiamo dato una piccola corona del rosario fatta da un ex- ‘morador de rua’ per il Papa e lettere consegnateci da amici. Volevamo dirgli molte cose, ma il nostro tempo è finito troppo presto”.

Non sentirsi mai stanchi, in mezzo ai poveri
“Una suora, con 100 anni di vita, chiedeva la benedizione del Papa – ha confidato don Renato Chiera rievocando il dialogo con Francesco –. Così ho commentato ‘Io ho già 80 anni, 55 anni di prete’. E lui: ‘Ma sei ancora giovane. Avanti, avanti. C'è molto da fare tra i poveri’. Ho sentito che Dio, attraverso il Papa, mi e ci invitava a non mollare e a continuare ancora con ardore e entusiasmo la missione affidataci.

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