Si conclude con questo Halloween una interessante mostra presso il MIAAO di Torino, di cui avevo dato notizia qui ai lettori monregalesi. "PolisGraphics" va infatti a indagare il modo in cui le arti grafiche dei nostri giorni hanno reinterpretato i temi della politica. Forte il riferimento ai grandi classici del Novecento, i simboli dei totalitarismi di destra e sinistra, nazifascismo e comunismo, che sono però ormai svuotati della loro forza originaria nella moderna rielaborazione dell'età liquida dei social network. La stessa efficace locandina della mostra ribadisce questo concetto, mostrando una falce e un martello che hanno però perso la loro forza, la lama e la testa di ferro, riducendosi al solo, ormai inutile manico di legno:
Lo sperdimento del lavoro e della forza-lavoro in questa attuale epoca di crisi corrisponde al dominio sempre più forte dei sociali, in particolare di Facebook, la cui F riconoscibilissima si mescola alla forma dei vecchi simboli, andandoli a risignificare. In copertina vediamo una svastica facebookiana, ma Nicolò Tomaini non fa mancare nemmeno la rielaborazione in chiave bolscevica, in unione con la mela della Apple al posto dell'antica stella rossa.
Ma non si tratta ovviamente dell'unica elaborazione presente: altri autori, come Silvia Virgillo e Mary Tremonte, creano loghi di invenzione totalmente immaginari e slegati dai simbolismi tradizionali, mentre altri autori ancora ipotizzano altre trasposizioni di questi ed altri simboli novecenteschi.
Non manca neppure in mostra una presenza cuneese, con Franco Giletta che è presente col suo ritratto di Cristina di Francia, inserito al secondo piano dell'esposizione che va ad analizzare il potere politico in chiave storica, legato quindi al potere regio o religioso. In questo ambito rientra anche una delle Regine Neogotiche di Titti Garelli, che era stata elaborata per la sua esposizione a Mondovì, proprio rielaborando dei simbolismi presenti nella Camminata dei Vizi presso San Fiorenzo di Bastia.
Ma non manca una rielaborazione anche dei simboli cari al capitalismo: Franco Ferrero, ad esempio, ripropone una delle sue acuminate sedie partendo da una carta di credito d'oro, a dimostrare l'affilata ambivalenza di questo potere economico.
Da monregalesi, non può non incuriosirci infine (tra le cento altre opere di cui non abbiamo spazio per parlare) l'interpretazione che Undesign offre del simbolo politico/economico mescolandolo al cerchio iconico del piatto in ceramica. Un modo moderno ed efficace di reinterpretare una lunga tradizione artistica, quella ceramica, che a Mondovì gode di una lunga storia e di un prestigioso museo.
Insomma, una esposizione di indubbio interesse, che dimostra ancora una volta la capacità del MIAAO di intercettare gli stimoli più moderni della produzione artistico/artigianale moderna, in grado di interpretare questa confusa età globale dominata spesso da meme di bassa qualità, che talvolta solo l'eleganza della riflessione grafica può comprendere e rielaborare.
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