Testimonianza dall’Abruzzo: «È un’apocalisse, ma non dobbiamo perdere la speranza»

Il dramma del nuovo sisma e della valanga nelle zone già devastate dai terremoti.

"È un momento difficile, ma non dobbiamo perdere la speranza". Sono queste le parole di monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, all'indomani del terremoto che ha colpito l'Abruzzo, insieme all'esondazione di diversi fiumi e alla neve che non sembra lasciar tregua. "L'hanno definita l'Apocalisse d'Abruzzo - continua Valentinetti - perché ci sentiamo inadeguati e impotenti di fronte a quanto accade. Non siamo e non eravamo pronti a fronteggiare l'allerta meteo per cui si è addirittura mobilitato l'esercito e ci sentiamo nuovamente inermi per la terra che continua a muoversi con forza". Pescara allagata, diversi paesi senza corrente elettrica da più di 48 ore, tanta neve nelle comunità della diocesi metropolitana, soprattutto sulla sponda teramana della chiesa locale e nelle ultime ore la slavina che si è abbattuta sul resort di montagna in provincia di Pescara.

"Siamo in apprensione per la situazione dell'hotel di Farindola, nel nostro territorio, anche se le ultime notizie sono drammatiche - ribadisce il presule - e continuiamo a sperare per gli ospiti e i dipendenti della struttura. Abbiamo, inoltre, paesi irraggiungibili perché ricoperti dalla neve e diversi parroci, insieme alle loro comunità, sono barricati in casa come topi. Avere speranza, però, significa non abbatterci, rimboccarci le maniche, dare il massimo per la risoluzione dei problemi e attivare quei sistemi di solidarietà necessari almeno per tamponare le situazioni di emergenza. Avere speranza vuol dire saper porgere lo sguardo sulle situazioni positive - seppur minori delle disgrazie - che si realizzano nei momenti più bui". Si riferisce ai tanti volontari che in questi giorni si danno da fare senza sosta, il vescovo di Pescara, e alle reti di sostegno amicale e familiare che sempre si attivano nelle situazioni difficili. "Con le forze che abbiamo, e soprattutto con la Caritas diocesana ce la stiamo mettendo tutta - conclude Valentinetti - per offrire un pasto e un posto caldo e per andare in soccorso di coloro che stanno affrontando questo momento di calamità nella solitudine. Stiamo, altresì, cercando di attrezzarci per raggiungere le parrocchie isolate e per portare sostegno ai nostri fedeli e ai nostri sacerdoti".

Sono circa tremila le aziende agricole e le stalle sepolte dalla neve nelle aree colpite dal terremoto dove si contano casi di isolamento, nuovi crolli, decine di mucche e pecore morte e ferite, difficoltà per garantire l’alimentazione degli animali ma anche per le consegne con tonnellate di latte che da giorni si è costretti a gettare. Emerge dal monitoraggio della Coldiretti sugli effetti congiunti delle nuove scosse e della neve in un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti di pecore e bovini che in migliaia sono costretti al freddo. "Per effetto del maltempo - sottolinea la Coldiretti - è crollata fino a dimezzarsi la produzione di latte negli allevamenti in queste zone a causa dello stress termico in una situazione in cui solo nelle Marche si contano ora seicento mucche e cinquemila pecore al freddo nelle neve senza ripari". Si stima infatti che "appena il 15% delle strutture di protezione degli animali siano state completate fino ad ora e gli allevatori non sanno ancora dove ricoverare mucche, maiali e pecore, costretti al freddo, con il rischio di ammalarsi e morire, o nelle strutture pericolanti che stanno cedendo sotto il peso della neve e delle nuove scosse". La neve, precisa la Coldiretti, "ostacola la circolazione soprattutto nelle strade rurali con difficoltà a raggiungere gli allevamenti e garantire la mungitura che deve essere fatta due volte al giorno ma anche per le consegne dei mangimi necessarie all’alimentazione degli animali e la raccolta del latte dagli animali che risulta difficile dal Lazio all’Abruzzo dove in molti sono stati costretti a gettarlo".

In difficoltà è quindi anche il fiorente indotto agroindustriale. "Dove possibile - riferisce la Coldiretti - è scattata la solidarietà tra agricoltori che si sono stati mobilitati anche con i trattori attrezzati come spalaneve per togliere la neve dalle strade e garantire la circolazione nelle campagne ma restano gravi difficoltà ed è dunque importante l’intervento annunciato dell’esercito per garantire la circolazione. La situazione è, comunque, "insostenibile per gli uomini e gli animali che sono rimasti nelle campagne terremotate dove a distanza di 5 mesi dalle prime scosse si registrano pesanti ritardi ed inefficienze burocratiche con le difficoltà che si aggravano con il maltempo". Davanti ad un disastro annunciato ci muoveremo - conclude la Coldiretti - per individuare le responsabilità e agire di conseguenza insieme ai nostri allevatori".

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