«È legittimo sparare al ladro?»

Il tema della legittima difesa in Italia è una di quelle bufere eterne. A Cuneo un convegno di rilievo nazionale.

Diciamolo pure: per parlare di certe situazioni, forse bisognerebbe prima trovarcisi. Come si fa a definire qual è la reazione legittima di chi si sveglia di notte e si trova davanti il ladro in casa?

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Il tema della legittima difesa in Italia è una di quelle bufere eterne, sempre in bilico tra la demagogia del “fai da te” e la frustrazione di chi vorrebbe avere fiducia nello Stato ma non ci riesce. Se ne è discusso a Cuneo, sabato 12 marzo, in un convegno a tema giuridico convocato dal ministro Enrico Costa. Il quale, pur essendo ora ministro agli Affari regionali, pare ancora molto ancorato al suo precedente incarico di vice alla Giustizia: «Serve una norma chiara ed equilibrata – ha detto all’inizio della mattinata –, che sappia migliorare le cose senza diventare una banderuola di demagogia». Gli ospiti erano nomi piuttosto noti: a fianco di Costa e del procuratore capo di Cuneo, la dottoressa Francesca Nanni, c’era un pezzo da novanta come il magistrato Carlo Nordio, l’avvocato albese Roberto Ponzio e l’avvocato ed ex parlamentare  berlusconiano Maurizio Paniz.

Oggi quanti siamo tutelati?
Oggi la norma prevede che la difesa, per essere “legittima”, debba essere “proporzionale” all’offesa. Invece la proposta recente della Lega Nord è quella di levare i paletti: riconoscere la scriminante della legittima difesa alla vittima “sempre e comunque”. Dal PD arriva un emendamento per “ammorbidirla”, riconoscendo la scriminante in base ad alcune circostanze.

Legittima difesa: assoluta o relativa?
Non sorprende che uno come Carlo Nordio spieghi subito uno dei nodi cruciali: «Non si può modificare la norma sulla legittima difesa – ha detto – senza considerare l’intero impianto giudiziario. Sarebbe inutile, una norma vana: come cambiare un mattone in una casa, anziché ristrutturarla». L’idea della Lega non lo trova d’accordo: «La presunzione di legittima difesa assoluta non funzionerà mai».

Sistema garantista e paradossale
Il problema però esiste: «C’è la forte sensazione – ha detto Paniz – che oggi sia più tutelato l’aggressore dell’aggredito». E di questa anomalia pare se ne siano accorti anche i criminali, come spiega la dottoressa Nanni: «Hanno la sensazione che in Italia, per una serie di concause, sia molto più facile farla franca rispetto a quanto accade negli altri Paesi». Nordio descrive il quadro attuale, forse troppo garantista, con un fantastico paradosso: «Per alcuni reati abbiamo pene massime altissime, che arrivano fino a 20 o 30 anni. Poi però, in sede di applicazione, il giudice sentenzia per il minimo: un anno e mezzo, che magari sparisce con la condizionale. In pratica quando ti arrestano entri in carcere da presunto innocente e al termine del processo, con la condanna, ne esci da colpevole conclamato. Un sistema demenziale».

Questione di diritti
La legittima difesa però, al di là delle norme, deve essere vista come un diritto. Uno di quei diritti che il cittadino delega allo Stato, ma che poi chiede che gli venga riconosciuta… o rischia di forzare per riprendersela. Aggiunge Paniz: «Il Parlamento dovrebbe stare attento a non legiferare sotto l’onda dell’emotività». E prende come esempio proprio l’omicidio stradale, tema piuttosto caro a Costa (una frecciata al ministro?). Il quale però ribadisce che un intervento sulla norma è necessaria: «Ma deve andare al di là degli slogan e delle “primogeniture” – ha detto nelle conclusioni –: ma deve essere il risultato di un percorso inserito in una riforma di sistema. Un intervento organico, non demagogico. Non ci serve una “bandierina”».

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