Questa volta potrebbe essere quella buona. Lo sgombero e la bonifica dell’ex acciaierie “Acsa” sulla Fondovalle Tanaro a Carrù sono attesi da tempo e diventeranno realtà. «Dal proprietario dell’area ci è arrivata comunicazione che si può procedere con lo sgombero del materiale posto all’interno», riferisce Stefania Ieriti, sindaco di Carrù. «La recente sentenza del Tribunale di Brescia ha predisposto la rimozione dei sigilli. È già stata incaricata una ditta per procedere alla rimozione di tutto quello che da anni è “intasato” all’interno dalla precedente gestione. Non succederà subito, ci vorranno ancora un paio di mesi, ma è un grande passo in vista poi dell’abbattimento completo».
Proprio dall’altro lato della strada, nella zona dell’ex stazione, i capannoni ex demaniali sono stati abbattuti quest’estate. L’area punta a una riqualificazione completa con la costruzione della nuova rotonda, che modificherà in parte la carreggiata, in uno dei punti più delicati dal punto di vista della sicurezza dell’intera Fondovalle.
Il prequel
Quella delle ex acciaierie “Acsa” è una vicenda contorta, che si trascina ormai da tantissimo tempo. Già nel 2014 era arrivata la comunicazione da parte della Procura di Brescia al Comune della rimozione dei sigilli ai materiali depositati nel sito. Ci sono rifiuti tossici? L’Arpa aveva ipotizzato la presenza di rifiuti “speciali”, ma si tratta perlopiù di materiale siderurgico, che può essere commercializzato. «Diciamo che prima viene sgomberato il sito, meglio è», prosegue il sindaco. Il procedimento penale risale, a fine anni '90, contro la Finam, ditta allora con sede proprio a Brescia che aveva affittato i capannoni dell’Acsa per la trasformazione di residui in materiale siderurgico commerciabile. Una lavorazione non conforme, almeno secondo la Guardia Forestale di Brescia, che arrivò ad ipotizzare il reato di "lavorazione di rifiuti speciali".
Anni di indagini, però, non hanno portato a conclusione: il caso è stato archiviato per prescrizione. Il fabbricato era già stato dissequestrato nel 2004. E dunque si poteva procedere alla bonifica dell’area. Ma a chi spettava? Alla "Finam", della quale, però, non si hanno notizie da anni ed è risultata in tutto questo tempo irreperibile. Quindi ecco che si arriva alla situazione attuale: la proprietà dell’Acsa, tramite il suo curatore, monregalese, ha finalmente avuto l’ok per lo sgombero. Il tempo, all’interno, sembra che non sia mai passato. Pieno di sacchi, e cumuli di polvere ferrosa che si “sente” subito. Come rilevato, nel 2018, anche da Samuele Silva autore del suggestivo scatto all’interno del fatiscente capannone.