Dal Tanaro al Don: nel ricordo delle tradotte partite per il fronte russo

A bordo del treno storico Alpini e studenti conservano la memoria dei tantissimi giovani partiti per la Campagna di Russia e mai più tornati

Dal Tanaro al Don

Dal Tanaro al Don. Il “Treno della memoria” che, attraverso il ricordo, sa coinvolgere ed emozionare, spronando le più giovani coscienze a una maggiore consapevolezza e ad un impegno convinto per il futuro. Quello che sabato 18 gennaio ha viaggiato sui binari della Ceva-Ormea non era il solito treno storico in veste turistica.
Le carrozze “Cento porte” hanno attraversato la valle nel ricordo delle tradotte e degli Alpini che, dalla valle, nel 1942 partirono per la Russia. Un viaggio, dunque, nella storia, ma pure e soprattutto tra le vicende umane dei dispersi in Russia e delle loro famiglie. A ripercorrerle, sul treno, insieme ad alpini, presidenti Ana delle Sezioni Mondovì e Ceva e al delegato nazionale del Trentino Alto Adige, sindaci e amministratori di Ceva e valle Tanaro, Associazioni culturali “Ardena” e “Ulmeta”, musici, figuranti in costume e film maker, oltre quaranta studenti dell’Istituto superiore “Baruffi” di Ceva, della Scuola forestale di Ormea e del “Centro di formazione professionale cebano-monregalese” di Ceva.

Dal Tanaro al Don

Dopo un primo inquadramento storico, con focus sulla partenza, arrivo e situazione dei militari in Russia, i giovani hanno ripercorso i momenti salienti della tragica ritirata dal fronte e letto ai passeggeri gli scritti di chi a casa non fece ritorno, dando voce a messaggi sempre pieni d’amore e attenzione per gli affetti più cari.

«Giornate come queste sono di grande soddisfazione – ha commentato il consigliere nazionale Ana, Michele Badalucco –. Ascoltare i giovani, percepirne l’impegno e il coinvolgimento, fa sperare che davvero la società possa migliorare. Se a loro rimarrà anche la minima percezione di cosa è successo in Russia, sarà un passo avanti importante per tutti. Il ricordo può aiutarci e aiutare i giovani a crescere».
A bordo del treno anche Attilio Badino, classe 1923, cebano, appartenente al Battaglione “Ceva”, reduce di guerra e di prigionia in Germania. Tra i momenti più emozionanti le tappe, nel viaggio di ritorno dopo la sosta a Ormea in visita a musei e monumenti, a Trappa, quindi in stazione a Garessio e poi a Bagnasco. Da Garessio, nel dicembre 1942, partirono oltre mille Alpini: solo 47 ritornarono a casa.

LA FOTOGALLERY

Le fermate

Nella stazione, in cui è affissa una targa a ricordo di tutti i giovani soldati partiti e non più tornati, gli alunni delle Medie hanno intonato “Sul cappello”, quindi Romana Canavese, di Pievetta, ha ricordato, supportata dall’Associazione culturale “Ardena” di cui fa parte, la vicenda del padre Pietro, disperso in Russia.

«Un doloroso tuffo nella memoria, per non dimenticare e accettare una parte davvero difficile della mia vita. Negli anni di infanzia e adolescenza, ho visto la sofferenza negli occhi dei miei nonni, lo sgomento e lo smarrimento in mia mamma che doveva crescermi e andare avanti senza papà; ricordo l’angosciante attesa, quel posto a tavola apparecchiato rimasto sempre vuoto, ore a fissare la strada dalla finestra, pronta a qualsiasi sacrificio pur di vederlo tornare. Mi sono sentita sola e abbandonata; soltanto con il tempo ho capito che papà mi è stato rubato, vittima di un viaggio senza ritorno. La condizione del disperso è straziante: sai che chi ti ha strappato l’affetto più caro non potrà restituirtelo, nemmeno il corpo senza vita, per rendergli degna sepoltura». Una testimonianza toccante, impreziosita dalla poesia di Rina Bottero recitata dalla signora Viglino, il cui papà partì per la Russia e mai tornò, e dalle parole del reduce di Russia, classe 1920, fante, Ferruccio Ferreri.

Tappa conclusiva, prima dell’arrivo a Ceva, alla stazione di Bagnasco. Qui l’alpino, storico e scrittore Romano Nicolino, ha riassunto la triste e sventurata vicenda dell’Alpino ventenne René Carazzone, partito per la Russia nonostante la mamma avesse ricevuto l’esonero che, per diverse ragioni e fatalità, non riuscì a consegnare al figlio, e mai più tornato. Di René, dieci anni fa è stata ritrovata la piastrina, poi consegnata al fratello Franco che, sabato pomeriggio, l’aveva con sé. Spazio infine all’importante ruolo rivestito in guerra e sul fronte russo dalle crocerossine tramite l’intervento di Esa Roberi Blengini e Anna Maria Curti, vice ispettrice del Corpo infermiere volontari Cri di Mondovì, che hanno ricordato l’attività sui soldati feriti prestata da Emilia Occelli e Margherita Colla dell’Ispettorato di Mondovì, in servizio fino al 30 gennaio 1943.

«Un grazie di cuore a tutti gli studenti»

«Ringrazio davvero di cuore gli studenti che hanno preso parte all’iniziativa – dice lo storico Giorgio Gonella tra i collaboratori del treno “Dal Tanaro al Don” e coordinatore degli interventi e approfondimenti dei ragazzi –. Il loro comportamento e la loro partecipazione emotiva sono stati ammirevoli: tenevano ad essere parte del progetto, in un giorno, tra l’altro, neppure scolastico. Non avevamo precedenti esperienze di questo tipo e l’ansia era tanta; ma i ragazzi hanno saputo vivere a pieno l’evento, centrando l’obiettivo che era sì ricordare, ma per condividere e tramandare. Grazie anche agli alunni delle Medie di Garessio e ai dirigenti e insegnanti degli Istituti coinvolti che hanno collaborato dando così vita a un’équipe vincente». Il viaggio in treno “Dal Tanaro al Don”, sostenuto dalla Sezione Ana di Ceva, dal “Memoriale della Divisione Alpina Cuneense” e dal Comune di Ceva, è stato coordinato dal progetto “D’Acqua e di Ferro” dell’Unione montana Alta val Tanaro.

 

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