“Da 5 bloods” fratelli di sangue nell’ultimo lavoro di Spike Lee

“Da 5 Bloods” è l’ultimo film girato da Spike Lee, recentemente distribuito da Netflix. I “5 Bloods” del titolo e della bella, iconica copertina sono i cinque “fratelli di sangue” al centro della storia: i cinque commilitoni oppure, volendo, i quattro superstiti e il figlio di uno di essi, che si mettono alla ricerca del corpo del capitano ucciso (e del tesoro sepolto con lui). Il film si sviluppa in un costante salto temporale tra i giorni nostri (in cui uno dei veterani, che indossa il berretto MAGA, è divenuto un fan di Trump) e il 1968, anno cruciale in cui i cinque compagni erano in guerra in Vietnam, mentre in USA le tensioni razziali divampavano come oggi, fino a portare al tragico omicidio di Martin Luther King. Il contrasto è accentuato da Spike Lee alternando inquadrature in 16/9 (per il presente) e in 4/3 (per il passato). Numerosi sono poi gli inserti di reali filmati storici, sia per quanto riguarda gli USA: vediamo ad esempio Malcom X, Muhammad Alì che dichiara di rifiutare di andare in guerra contro i Vietcong, Smith e Carlos che fanno il saluto black power alle Olimpiadi 1968. In ogni caso, continui sono i riferimenti storici anche all’interno del film vero e proprio, come il rimando a Milton L. Olive III, il primo caduto nero della guerra del Vietnam, premiato con una medaglia postuma. Ci sono anche moltissime citazioni cinematografiche, ma la rete di citazioni è più estesa, e va in profondità nella storia statunitense: il comandante del manipolo, nei flashback, erudisce spesso i quattro soldati ai suoi ordini circa la storia nera, partendo dai primi schiavi importati fin dal ‘600 a Crispus Attucks, il primo caduto (in assoluto, e nero) della Rivoluzione Americana nel massacro di Boston del 1770. E anche il citazionismo filmico è più stratificato che il rimando diretto ad alcuni iconici film: ci sono infatti frequenti citazioni visuali da Apocalipse Now e dal cinema di guerra in genere, con un voluto effetto straniante. Le scene di combattimento nel passato infatti hanno un aspetto “patinato” che stona col senso generale del film, ma è una scelta che mostra come il passato sia ricostruito in modo artificioso dal cinema e dalla memoria americana. A dimostrazione di ciò, anche per le scene del passato sono mantenuti, senza trucco o effetti digitali, gli attori del presente, sui sessant’anni: non stiamo vedendo la verità, ma il passato.
Insomma, un film complesso, con simbolismi da indagare e scavare: ma anche, a un primo livello, un film perfetto per capire il nostro momento storico, specie per quanto riguarda l’attuale situazione in USA: anzi, meglio ancora, per capire la storia che vi sta dietro.

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