ATL: «Sconcertante. La stagione sciistica per quest’anno è andata»

«La stagione sciistica ormai non riparte più. Ma lo sa il Governo che lo sci non è solo divertimento, ma lavoro?». L'ATL Cuneo non usa mezzi termini. Oggi, lunedì 15 febbraio, è il giorno più nero per le vallate dello sci, all'indomani della decisione del ministro Speranza di non riaprire le piste da sci. Una decisione comunicata ieri sera, a 12 ore dal momento di riaprire.

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«Una doccia fredda che nessuno si aspettava». Commenta così il presidente dell'ATL del Cuneese Mauro Bernardi la notizia resa nota nella serata di ieri, domenica 14 febbraio, dal Governo: le stazioni sciistiche non riaprono. «Una cronistoria, quella delle ultime settimane, che ha dell'incredibile. Un'illusione che lascia veramente l'amaro in bocca. Siamo tutti consapevoli della gravità della situazione pandemica, alla quale si sta però associando una sempre più consistente crisi economica che sta sgretolando l'imprenditoria del settore, ma non solo. Lo sci non deve, in questo momento, essere associato ad un mero concetto di divertimento, ma ad una questione di lavoro e di vita. Ricordiamo che l'indotto del comparto neve, nella sola provincia di Cuneo, ruota sui 200 milioni di euro: il che significa creazione di posti di lavoro, dignità e futuro. Non si può pensare che le stazioni sciistiche, così come i ristoranti, le baite in quota, le strutture ricettive e i servizi dell'indotto possano aprire o chiudere dall'oggi al domani».

Una decisione che cagiona un danno spaventoso alle comunità delle nostre montagne. Con questo nuovo stop la stagione 2020/21 è di fatto azzerata. Le stazioni sciistiche avevano lavorato per prepararsi a questa apertura annunciata, dopo il nulla osta dato dal Cts, operando le assunzioni necessarie. Questo nuovo rinvio, oltre al danno, suona come una beffa per gli operatori del settore.

Bernardi continua: «Servono investimenti, che gli imprenditori cuneesi hanno affrontato in questi giorni: dalla battitura delle piste all'acquisto dei dispositivi per la sicurezza, dalla contrattualizzazione del personale ordinario a quella del personale straordinario per il controllo dei contingentamenti. Non si pensa alle derrate alimentari acquistate dagli esercizi di somministrazione? Si tratta per lo più di prodotti freschi di qualità, deperibili, che andranno al macero. L'opinione pubblica sa quanto sia grave il problema degli sprechi alimentari, ma oggi, anche questo aspetto, passa in second'ordine, a scapito degli investimenti affrontati dai ristoratori che da mesi vivono nella più totale incertezza. E la data del 5 marzo suona come una beffa: chiunque conosca un minimo la montagna ben sa che, con il mese di marzo, la stagione sciistica si chiude per sua natura. Non servono altre parole. La crisi, o meglio le crisi, sanitaria ed economica, vanno ora gestite nel loro insieme. Non possiamo permettere al settore del turismo montano di pagare il prezzo più alto. Rischiamo, altrimenti, di non intravedere più la luce in fondo al tunnel e di minare le basi della nostra intera economia. Come Ente del Turismo esprimiamo la nostra totale solidarietà agli imprenditori e ai lavoratori colpiti dell'intempestività di questo ultimo provvedimento. La montagna esige rispetto. La montagna merita rispetto».

Il consigliere regionale Paolo Bongioanni (FdI): «Una situazione che mette in ginocchio l'universo della montagna, su cui gravano come un macigno i mancati introiti di un inverno che nessuno potrà mai restituire. Una soluzione scellerata, assurda anche per chi vive fuori dal mondo. Non mi sembrava neppure vero, quando me lo hanno detto: ho sopravvalutato la nullità, l'incapacità e l'irresponsabilità di chi ci governa. Speranza è inadeguato». Bongioanni, appresa la notizia della non apertura, ha redatto un ordine del giorno che, se approvato, impegnerà la Giunta del Piemonte a richiedere, insieme alle altre Regioni, uno stanziamento straordinario che sia pari almeno all'80% delle perdite subite nell'arco dell'intera stagione invernale 2020/2021, comprese le attività di indotto e interessate da restrizioni come il settore ristorazione e intrattenimento, i rifugi alpini e i maestri di sci (15mila professionisti in Italia), sostenendo contemporaneamente ogni azione legale promossa dagli imprenditori del settore sciistico colpiti dalla decisione improvvisa di tenere chiusi gli impianti poche ore prima del 15 febbraio. «Chiederò infine al presidente Cirio di erogare con urgenza i 20 milioni e 500mila euro stanziati in Consiglio regionale a sostegno della crisi della montagna», conclude.

 

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