“Pierrot” e “Rebus” a rischio chiusura: la crisi esplosa dopo che la Miroglio ha ritirato le commissioni. Le paure dei lavoratori

«La situazione è dura. Davvero molto, molto dura». Lo dicono con toni serissimi lavoratori e sindacati della “Rebus” e “Pierrot”.

«La situazione è dura. Davvero molto, molto dura». Lo dicono con toni serissimi lavoratori e sindacati della “Rebus” e “Pierrot”, due srl gemelle di taglio e confezionamento abiti di proprietà della famiglia Arnaldi di Mondovì oggi a rischio chiusura. La cifra fa impressione: ottanta persone, quasi tutte donne, potrebbero trovarsi senza lavoro. Per Mondovì è una mazzata. L’allarme della CGIL è fortissimo: «Non vediamo grosse vie di uscita». Giovedì mattina è prevista un’assemblea coi lavoratori.

Le due ditte sono di fatto una cosa unica: stessa sede, stessa proprietà, steso capannone in corso Firenze (nella foto). Fabbricavano e confezionavano vestiti quasi solo per un committente, la Miroglio di Alba, che di recente avrebbe portato altrove le commissioni. La situazione “traballava” da un paio di anni e il calo di lavoro ha spalancato il baratro. Una situazione che neppure i sindacati conoscevano, perché all’interno dell’azienda non c’erano rappresentanze.

Piero e Francesco Arnaldi, padre e figlio, hanno incontrato i rappresentanti della CGIL lunedì mattina a Cuneo, sotto richiesta degli stessi sindacati. . «Siamo stati noi a chiedere un incontro – dichiara Gaspare Palermo, segretario cuneese di Filctem CGIL –, dopo che numerose lavoratrici si erano rivolte a noi per farsi assistere». Gli stipendi andavano a singhiozzo, le commesse calavano e l’azienda era anche ricorsa alla cassa integrazione. Ma nessuno si aspettava che di colpo venisse pronunciata la parola “chiusura”.

«Abbiamo iniziato il periodo del cambio stagione convinte di essere in cassa integrazione – ci racconta una delle lavoratrici –. E invece ci hanno chiamate dopo un paio di settimane, per dirci che non sarebbe arrivato lo stipendio e che probabilmente avrebbero chiuso».

«Purtroppo le preoccupazioni e le paure dei dipendenti si sono dimostrate fondate – continua Palermo –, tanto che nell’incontro effettuato a Cuneo il datore di lavoro ha formalizzato le enormi difficoltà finanziarie e di mercato che investono l’azienda: hanno esplicitamente parlato di rischio chiusura, di portare i libri in Tribunale. La situazione è molto, molto critica. C’è il rischio concreto della perdita del posto di lavoro di tutte le maestranze. Le difficoltà espresse dal datore di lavoro sono tutte riconducibili a quelle che può vivere oggi un “terzista” nell’ambito del settore tessile, dove la competitività si effettua tutta sul costo del lavoro e sulla riduzione dei diritti e non sulla qualità del prodotto e sulla valorizzazione del “made in Italy”». E quando le commissioni vengono portate all’estero, le conseguenze sono drammatiche.

Il Comune di Mondovì è al corrente della situazione. L'assessore Mariangela Schellino: «Una notizia che accogliamo con profondo rammarico e tristezza. Seguiamo con la massima attenzione l’evoluzione della situazione delle aziende. Il nostro primo pensiero va ai lavoratori ed alle loro famiglie, che non vanno lasciati soli, nonché agli imprenditori. Rimaniamo in stretto contatto con gli enti competenti e con le organizzazioni sindacali per seguire assieme al meglio la vicenda.»

Palermo: «L’assenza di una vera politica industriale locale e nazionale, accompagnata da una riduzione degli Ammortizzatori Sociali, rischia di far piombare nella più completa disperazione ognuna delle ottanta persone coinvolte nella vicenda».  Giovedì si terrà un’assemblea in azienda: i sindacati incontreranno le lavoratrici e i lavoratori per spiegare quanto è stato discusso lunedì e per discutere tutte le iniziative che intendiamo mettere in campo.

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