La rabbia delle stazioni sciistiche minori: «Traditi dalla Regione»

«Delusi dopo l’incontro di Torino: trattati come se fossimo "di serie B"». Posti di lavoro a rischio.

"Delusione". "Tradimento". parole pesanti, dopo l'ultimo incontro sul tema dei fondi per le stazioni sciistiche minori. Le stazioni del Mondolè, Artesina, Prato Nevoso e Frabosa Ski 2000, lanciano un durissimo post su Facebook: «Ci avevamo creduto - scrivono - e la Regione ci ha traditi. Facciamo sacrifici, cerchiamo di migliorarci ogni giorno investendo tempo, soldi e tutta la nostra energia perché l'intero Mondolè abbia i servizi che il pubblico merita. La Regione, lo scorso anno ci aveva promesso, anzi, garantito una cifra importante per grandi investimenti ...e ora questi soldi non esistono più. Non è giusto che i soldi vengano dati sempre e soltanto alle stesse stazioni, da anni. Vogliamo solo eguaglianza e giustizia nella distribuzione dei fondi, niente di più. Cosa che non c'e mai stata e che ci spetta di diritto. Non si può accettare questa concorrenza sleale. Vogliono fare chiudere le stazioni del cuneese?».

Il comunicato di Confindustria:
«Non possiamo che dirci delusi dall’incontro in Regione perché non abbiamo ricevuto, dopo due anni, una risposta seria in linea con le nostre aspettative legittime. Saremo sempre disponibili al confronto aperto nei tavoli tecnici, ma ci aspettiamo che la Regione faccia la sua parte onorando le promesse. Al di là di soluzioni finanziarie ancora non chiare, non può prescindere dall’impegno di stanziare fondi certi e congrui nei prossimi anni per le stazioni del Cuneese, che lamentano la non congruità dell’offerta ricevuta”. Le 14 stazioni sciistiche raggruppate sotto il marchio Cuneo Neve nella sezione Turismo di Confindustria Cuneo, esprimono così il malcontento del comparto neve del Cuneese dopo il recente incontro avuto a Torino con il governatore Sergio Chiamparino e la giunta regionale, al cospetto dei rappresentanti politici della provincia di Cuneo, sui finanziamenti che le montagne della Granda aspettano da anni per ovviare alla disparità di trattamento rispetto ad altre aree del Piemonte. Al centro del vertice lo studio commissionato dalle stazioni cuneesi per la ‘Individuazione degli interventi urgenti di riequilibrio per il potenziamento e il mantenimento dell’offerta turistica nei comprensori sciistici della provincia di Cuneo’ e lo stanziamento di 36 milioni di euro da erogare in tre anni e da suddividere per tutte le vallate, risorse che il Cuneese attende da tempo e che rappresentano un doveroso e solo parziale riequilibrio rispetto all’enorme mole di fondi pubblici che si continuano a corrispondere ad altre aree privilegiate del Piemonte, aumentando il divario infrastrutturale e impiantistico.
Purtroppo l’incontro, passati due anni da quando le stazioni cuneesi avevano denunciato l’inaccettabile disparità di trattamento chiedendo alla Regione un riconoscimento al lavoro e all’impegno del territorio, si è concluso ancora una volta in modo interlocutorio – dicono i rappresentanti delle stazioni sciistiche -. Si badi che gli imprenditori del comparto neve del Cuneese non chiedono ‘contributi a pioggia’, ma sono pronti a sostenere con 13,5 milioni di cofinanziamento l’intervento della Regione. Vorremmo che la Regione stessa si assumesse un impegno esaustivo nei confronti delle nostre montagne per una legittima richiesta di riequilibrio, legittimità ammessa dallo stesso Chiamparino e dalla giunta regionale a cui riconosciamo interesse e disponibilità. La richiesta forte che giunge dal comparto è che il prossimo tavolo di trattative possa condurre a una soluzione condivisa che garantisca ancora un futuro allo sci cuneese, il secondo comparto economico della provincia di Cuneo che ogni anno garantisce lavoro e indotto a migliaia di famiglie cuneesi. Valuteremo tutte le azioni possibili per vedere affermato il diritto della nostra montagna a essere riconosciuta al pari delle altre realtà piemontesi – sostengono le stazioni cuneesi -. Il rischio che accompagna questa disparità di trattamento – rischio piuttosto serio – è che le migliaia di persone e famiglie che lavorano direttamente e nell’indotto del comparto neve del Cuneese possano perdere il proprio posto di lavoro complice, anche, lo stato di abbandono delle vallate dove le stazioni non operano più. Questa nostra ‘battaglia’ vuole solo essere un riconoscimento legittimo del lavoro di tutti. E al diritto di contare, a Cuneo quanto a Torino e in tutto il Piemonte»

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