Era l’ultimo strascico giudiziario di un incidente avvenuto quasi esattamente cinque anni fa, proprio durante il Carlevè. Una tragedia sfiorata, nel senso che poteva realmente andare molto peggio. A pochi passi dalla sfilata dei carri, col Moro e tutte le maschere che cantavano, un bimbo di 11 anni venne sbalzato dal seggiolino della giostra su cui era seduto: fece un volo di alcuni metri e finì contro una ringhiera di metallo, sbattendo con la testa. Oggi quella vicenda si chiude senza alcuna condanna. Il giostraio (imputato per lesioni colpose) era stato prosciolto anni fa, dopo che la famiglia del bimbo aveva rimesso la querela. Giovedì è stato assolto il tecnico che aveva firmato la certificazione, accusato di aver attestato falsamente la regolarità della giostra.
Assoluzione con formula piena, “perché il fatto non sussiste”. È stato lo stesso pubblico ministero, il vpo Alessandro Borgotallo, a chiedere al giudice Alessandra Coccoli di esprimersi in tal senso nei confronti di D.A., l’ingegnere che redasse la certificazione della “piovra gigante” per incarico del Comune di Mondovì. Nella medesima direzione si era espresso il consulente del giudice che, ascoltato in aula nella penultima udienza, aveva affermato che secondo lui tutti gli accertamenti fatti all’epoca furono idonei a soddisfare i requisiti oggettivi della normativa. «Non si può dire in alcun modo che l’ingegnere abbia detto una cosa falsa – è stata l’arringa finale dell’avvocato difensore Mario Bovetti –, né che lo abbia fatto con coscienza e volontà».