Nella musica d’oggi l’estetica ha assunto un valore assai importante, spesso una componente stessa della performance artistica. In elettronica in modo particolare questo elemento è diventato un fattore chiave: la mancanza di una produzione suonata con strumenti tradizionali, portando gli interpreti a essere molto più statici, ha reso necessarie performance “visuals” di veri e propri artisti della computer-grafica e del design. È il caso di un collettivo berlinese composto da tre autentici “guru” della scuola elettronica teutonica: Gernot Bronser e Sebastian Szarzy (meglio conosciuti con lo pseudonimo di Modeselektor), insieme a Sascha Ring (Apparat), hanno dato vita al progetto Moderat, che dal 2009, con l’uscita del primo e omonimo album, ha fatto osannare il pubblico di tutti gli amanti del genere per la potenza sconvolgente della loro musica e per come all’elemento sonoro si associa con una cura particolarmente maniacale ai visuals e alla grafica prodotta da Pfadfinderei, uno studio berlinese di design specializzato per installazioni media (il nome traduce in tedesco i termini inglesi di “Pathfinders” e “Boy Scouts”, visti i lavori di grafica vettoriale sviluppati all’inizio da questo collettivo a fine anni ‘90). Difficile scindere quindi, parlando anche di un live come quello di Moderat, l’elemento estetico e visivo da quello musicale, come accaduto la scorsa settimana nella suggestiva cornice del Cortile delle Carrozze della Reggia di Venaria.
Per quanto il live abbia raggiunto in un alcune occasioni dei picchi assai notevoli in qualità di coinvolgimento emotivo e sonoro (su Nr. 22, Bad Kingdom e Version, brani inseriti – sarà un caso? – tutti nella parte finale del live), è stato difficile scindere le due esperienze, visiva e uditiva, senza lasciare che una parte influenzasse la seconda. È forse questo il modello di musica che oggi traina e coinvolge, musica che viene concepita per essere condivisa secondo nuove modalità – impressionante il numero di smartphone all’avvio pronti a immortalare il momento – e dalla quale, forse, chi scrive trae maggiore godimento nell’ascolto del disco o in uno spazio chiuso e più raccolto di un club oppure come accaduto per Apparat qualche anno fa a Torino (in quell’occasione però suonava con una band) dentro un teatro.
L’estetica visual sale al potere
Dopo il live di “Moderat” presso il Cortile delle Carrozze alla Reggia di Venaria