Da oltre cent’anni la Fiera di Carrù appassiona il grande pubblico internazionale e gli allevatori di bovini. La kermesse ovviamente negli anni si è trasformata, per effetto dei tempi che cambiano e dell’evoluzione dello stile di vita generale. Il bue, animale da “ingrasso” ma soprattutto da lavoro nei campi, molto diffuso fino al dopoguerra in zona e non solo, negli ultimi tempi sta quindi diventando un animale sempre più “di nicchia”, allevato soltanto da alcune aziende specializzate. La diminuzione degli animali presenti in Fiera, registrata nelle ultime edizioni, è quindi indice di un’attività che purtroppo sta assumendo proporzioni sempre minori. Quest’anno erano circa 150 i bovini all’esposizione sotto l’Ala, numeri di tutto rispetto per l’era in cui viviamo, che diventano però davvero irrisori se si considerano le iscrizioni degli inizi del ‘900, quando il bue era uno strumento di lavoro fondamentale per ogni famiglia. Nella foto realizzata da Marco Aimo, relativa ad un articolo di giornale del 1911, si può infatti vedere come i buoi partecipanti fossero addirittura 650, ai quali andavano aggiunte 480 vacche e 600 vitelli, per un totale di addirittura 1.730 capi, senza contare gli altri animali da cortile. Il bue sta quindi diventando sempre più una “perla rara”, da coltivare con pazienza e professionalità e soprattutto da difendere e preservare, come un oggetto prezioso.
Il Bue: una “perla” sempre più rara
150 capi in Fiera a Carrù nel 2017, nel 1911 erano più di 1.700