LA RELAZIONE – Un anno di lotta al Covid: ecco cos’è accaduto all’ospedale di Mondovì

Mastodontico. Non ci sono altre parole per descrivere il lavoro di un ospedale durante la lotta al Covid-19. L’analisi della situazione “giorno per giorno” – che anche noi abbiamo fatto – ha un difetto: si focalizza sul particolare, perdendo di vista il generale. Oggi è possibile allargare lo sguardo: grazie alla relazione del dr. Maurizio Ippoliti, consigliere comunale, chirurgo nonché membro della Direzione sanitaria dell’Asl CN1 (di fatto il “numero due” dell’Ospedale di Mondovì), portata alla luce nell’ultimo Consiglio comunale.

I NUMERI
Un primo sguardo ai numeri ci può far capire quanto gigantesco sia stato il lavoro dell’Ospedale – in tutte le sue componenti: il lavori reparti, che sono nei fatti di medici e infermieri, così come i risultati – nel corso del 2020. Mondovì ha allestito 2 reparti Covid nella prima fase (uno in una notte: la “famosa” nottata del 29 marzo, quando è stata evacuata la Casa di riposo di Villanova) e 3 nella seconda fase, per un totale di 54 posti letto più 10 di rianimazione; se si sommano i 46 di Ceva, fanno centinaia di ricoveri. Al punto “drive through” si contano più di 20 mila tamponi in questi mesi. «Abbiamo assunto più di 80 nuovi infermieri, 12 medici, un farmacista, due ostetriche e questo senza contare gli oss. Abbiamo dovuto sospendere 90 mila visite programmate ma abbiamo sempre garantito le urgenze, le oncologiche e le prestazioni di categoria “U” e “B”. E ancora: più di 800 mila DPI forniti, raddoppiate le unità Usca da 12 a 24».

«L’OSPEDALE HA SAPUTO ADATTARSI DA UN GIORNO ALL’ALTRO»
«Questo virus ci ha stravolto globalmente – ha detto Ippoliti – e ci ha colti di sorpresa. Quando è arrivato in Piemonte, avevamo circa 15 giorni dopo la Lombardia: questo effimero vantaggio ci ha permesso di prendere seppur minimi provvedimenti per una più immediata risposta. L’ospedale, di recente realizzazione, è stato di certo la carta vincente per una più semplice attuazione di modifiche strutturali che hanno consentito la realizzazione di percorsi sporchi e puliti ben distinti e la conversione di reparti per patologie non infettive in reparti Covid. Siamo riusciti a dividere la Rianimazione in due reparti separati, abbiamo ricavato spazi compartimentati nel DEA, abbiamo aperto porte verso altri reparti dove prima c’erano muri».

E poi c’è stato l’incredibile lavoro del reparti di Ostetricia e Ginecologia: «Il Blocco parto è stato adattato in tempi rapidissimi con due percorsi separati per partorienti “covid” e “no covid”, con 3 posti letto covid, una sala travaglio dedicata e una sala operatoria. Una separazione così efficace che ha fatto sì che tra il personale di Ginecologia e Ostetricia non ci sia stato neppure un solo caso di contagio». E poi è partito lo studio del plasma: «Ad oggi sono state raccolte 55 sacche di plasma iperimmune, numero notevole, e sono stati trattati 12 pazienti. Attualmente rappresentiamo una banca plasma di quadrante ma siamo pronti a rifornire altri ospedali».

«EPPURE NON CI SIAMO FERMATI»
Ma siccome – e nonostante quello che dicono alcuni – “non c’è solo il Covid”, l’Ospedale ha dovuto andare avanti con tutto il resto: è arrivata la nuova TAC, presto (a marzo) entrerà in funzione la nuova RM (con acquisizione di 2 medici e tecnici), si sta già pensando all’ampliamento del DEA per la Medicina d’urgenza (10 posti letto) e a includere anche nuovi posti Rianimazione in Pronto soccorso (15 posti). «La partita che dobbiamo portare a casa tutti insieme – conclude Ippoliti – ha un nome e si chiama “fidelizzazione”: col territorio, coi cittadini. La sinergia tra Amministrazione comunale e i vertici Asl è stata una chiave fondamentale, a entrambi va il mio ringraziamento. I risultati ottenuti sono il frutto di un impegno corale: voglio ringraziare tutta la componente medica, gli infermieri, gli operatori socio-sanitari, le ostetriche, i tecnici di laboratorio, i tecnici radiologi, gli operatori delle camere mortuarie, i lavoratori degli uffici tecnici, l’ingegneria clinica, il personale amministrativo, l’impresa di pulizie, i volontari dei mezzi di soccorso e di stazionamento davanti ai P.O. e al DEA, e l’Associazione ASSO che ha raccolto 168 mila euro, risorse che ci hanno permesso l’acquisto di beni preziosi. Ringrazio il P.O. e l’Amministrazione di Ceva, che ha immediatamente sacrificato il proprio Pronto soccorso per accogliere le vittime del virus. Ringrazio le Forze dell’ordine, Polizia locale e Carabinieri, per la presenza nella gestione dell’emergenza, e anche i giornalisti della stampa locale per aver sempre svolto il proprio ruolo su un tema così delicato senza mai debordare nell’allarmismo o nel facile ottimismo. Abbiamo un ospedale virtuoso, pensato e voluto da chi, con saggia premonizione, circa 20 anni fa ne aveva capito l’assoluto bisogno per assicurare ai cittadini monregalesi (e non) cure efficaci e continue. Continuare questo lavoro corale è un obiettivo che dovremmo, anzi dovremo, perseguire».


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