Ceva saluta i Cappuccini: addio dopo 400 anni. Domenica l’ultima Messa con i frati

Penultima messa con i francescani, presieduta dal vescovo Egidio: «Grande riconoscenza per questa presenza preziosa per il Cebano»

Ceva saluta i Cappuccini: addio dopo 400 anni. «Salutare i Cappuccini dopo ben quattrocento anni di presenza, significa anzitutto dir loro grazie per una così lunga fedeltà al luogo e alle persone. Quattro secoli di condivisione significano essere parte di una comunità, averne conosciuto le pieghe, i dolori e le gioie e averli fatti in qualche modo propri – ha detto il vescovo mons. Egidio Miragoli domenica mattina presiedendo l’Euraristia nella chiesa dei Cappuccini a Ceva–. Credo si tratti di una delle esperienze più belle e più nobili cui la fede cristiana ci metta nella possibilità di accedere: camminare insieme, sperimentando la fatica e la bellezza della comunione nel nome del Signore. Di quello e non di altro. Potrei aggiungere che la prova prima del valore di quella presenza è che, nelle attuali ristrettezze, diventa assai problematico sostituirli. Perché sono tempi difficili, e la stessa crisi che ci priva dei Cappuccini ci mette in grave difficoltà nel momento in cui dobbiamo sopperire alla loro mancanza».

«Vorrei però che il mio saluto non fosse adombrato dalle urgenze dell’oggi, e allora mi piace concluderlo con una citazione che ha tutta la bellezza della prosa e tutta l’acutezza della capacità di osservazione di un grande scrittore, e riandare al secolo in cui anche qui iniziarono ad agire i Cappuccini: il Seicento. Così Manzoni nei “Promessi Sposi” descrive la figura e la presenza dei Cappuccini nella società di quel tempo complicato: “Servir gl’infimi, ed esser servito da’ potenti, entrar ne’ palazzi e ne’ tuguri, con lo stesso contegno d’umiltà e di sicurezza, esser talvolta, nella stessa casa, un soggetto di passatempo, e un personaggio senza il quale non si decideva nulla, chieder l’elemosina per tutto, e farla a tutti quelli che la chiedevano al convento, a tutto era avvezzo un cappuccino. Andando per la strada, poteva ugualmente abbattersi in un principe che gli baciasse riverentemente la punta del cordone, o in una brigata di ragazzacci che, fingendo d’esser alle mani tra loro, gl’inzaccherassero la barba di fango. La parola “frate” veniva, in que’ tempi, proferita col più gran rispetto, e col più amaro disprezzo: e i cappuccini, forse più d’ogni altr’Ordine, eran oggetto de’ due opposti sentimenti, e provavano le due opposte fortune; perché, non possedendo nulla, portando un abito più stranamente diverso dal comune, facendo più aperta professione d’umiltà, s’esponevan più da vicino alla venerazione e al vilipendio che queste cose possono attirare da’ diversi umori, e dal diverso pensare degli uomini”(cap. III)».
«Oggi, nel prendere congedo da loro, spero che a noi rimanga soltanto la venerazione, intrisa, come dicevo all’inizio, di riconoscenza – ha concluso il vescovo –. Un grazie che va a padre Francesco e, attraverso di lui, risalendo i secoli, giunge a tutti coloro che hanno servito e amato questa chiesa, la comunità di Ceva e tutti coloro che a loro, qui, si sono rivolti a loro con fiducia. Grazie».

Lo sguardo ad una lunga storia di servizio in città
(d.s.) - Domenica mattina, la chiesa dei Cappuccini ha ospitato una celebrazione eucaristica officiata dal vescovo di Mondovì, mons. Egidio Miragoli, per salutare e ringraziare i frati francescani che dopo quattro secoli di presenza lasciano la città. Tantissimi i cebani e anche molti fedeli provenienti dai Comuni vicini, per questo momento anche un po’ commovente. Presenti il sindaco di Ceva, Vincenzo Bezzone, il suo vice Lorenzo Alliani, il vicepresidente del Consiglio regionale, Franco Graglia, e il consigliere provinciale, Pietro Danna, nonché tanti altri esponenti di Associazioni e Enti. Ha concelebrato p. Francesco Daniele che finora ha assicurato la celebrazione domenicale. E interverrà ancora domenica 30 aprile per l’ultima messa affidata ai Cappuccini. Si sono uniti nella liturgia eucaristica il parroco di Ceva don Franco Bernelli e il padre provinciale, Roberto Rossi Raccagni. Franco Graglia, a fine celebrazione, ha confidato di essere “molto addolorato per il fatto che i Cappuccini lascino il convento cebano”, augurandosi che perduri il servizio religioso nella chiesa francescana: “Abbiamo bisogno di recuperare i veri valori custoditi dalla comunità cristiana, attingendo alla preghiera ed alla liturgia”.
Il primo cittadino cebano, Vincenzo Bezzone, è intervenuto al termine della funzione: «Come tutti sanno, i Cappuccini doneranno al Comune di Ceva, l’intero complesso del convento, chiesa compresa. Stiamo lavorando con il nostro vescovo per poter individuare, nonostante le tante difficoltà dovute alla carenza di sacerdoti, una soluzione per poter continuare ad officiare la messa cercando così di mantenere l’amata chiesa dei Cappuccini attiva. Questo anche per continuare a mantenere il forte legame che c’è tra Ceva e questa chiesa”. Il consigliere di opposizione Fabio Mottinelli citando san Francesco ha ricordato “Predicate il Vangelo, curate le ferite, fasciate le fratture, richiamate gli smarriti”. “Questo hanno fatto nei secoli i frati a Ceva. Accanto al dispiacere per la perdita di una presenza secolare, che ha segnato la vita religiosa, e non solo, della città, desidero rivolgere un vivo ringraziamento per il bene fatto. La comunità cebana e non solo perde una preziosa presenza spirituale, umana e culturale che ha caratterizzato e visto crescere intere generazioni che hanno da sempre percepito la comunità dei Cappuccini come un vero e proprio punto di riferimento”.

LESEGNO. Il 1º maggio Messa con il vescovo nelle Acciaierie
Lunedì 1° maggio, Festa del lavoro, il vescovo di Mondovì, mons. Egidio Miragoli sarà nelle Acciaierie di Lesegno (“Riva Acciaio”), a celebrare la Messa alla 10,30. Lo stesso vescovo era già stato accolto nello stabilimento siderurgico a dicembre nel corso della visita pastorale alle comunità parrocchiali di Lesegno.

 

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