Festeggiati i 70 anni dell’AVAS-FIDAS monregalese – FOTOGALLERY

Premiati i donatori e consegnata la menzione d’onore ai ragazzi del Liceo per il concorso “A scuola di dono”

I numerosi donatori di sangue monregalesi si sono ritrovati domenica, a Vicoforte, per celebrare il 70° anniversario dalla fondazione del gruppo locale Avas-Fidas. A seguito della Santa Messa celebrata in Santuario dal vescovo monsignor Miragoli, gli associati si sono spostati presso la sala congressi di Casa Regina Montis Regalis dove hanno ricevuto il saluto e soprattutto i complimenti dal presidente Mauro Benedetto e dal presidente della Provincia e sindaco di Mondoví Luca Robaldo. Il sodalizio, ormai da decenni, è impegnato nella promozione, divulgazione e sensibilizzazione della donazione volontaria del sangue come atto libero, anonimo, gratuito e responsabile. Valori che trovano riscontro nell’azione concreta svolta quotidianamente da “quelli che trasformano il dono” ovvero il Centro trasfusionale dell’ospedale di Mondoví rappresentato dalla responsabile, la dott.ssa Antonella Tornello. Attraverso le parole del figlio, un omaggio anche all’ex presidente (dal 1970 al 1990), il dott. Stefano Colombo. Valori che è importante trasmettere alle future generazioni, grazie a iniziative come “A scuola di dono” capaci di coinvolgere ogni ordine scolastico. Presente in sala il dirigente del Liceo “Vasco Beccaria Govone” Bruno Gabetti che ha accompagnato gli studenti della classe 3ªA del Liceo Classico, vincitori del concorso a livello locale e premiati a livello nazionale con menzione d’onore.

«Oltre alla preparazione all’università, è nostro compito inserire nello “zainetto” dei ragazzi l’umanesimo – ha detto Gabetti –, attraverso gesti ed esperienze concrete che si inseriscano nel nostro contesto multiculturale». I liceali hanno quindi ricevuto l’importante riconoscimento dalle mani del presidente nazionale Giovanni Musso, che ha sottolineato l’importanza di coinvolgere i giovani nel volontariato, creando così buoni cittadini. «È altresì fondamentale tutelare la sanità pubblica, mantenendo l’accesso ai servizi essenziali per tutta la popolazione e così rispettando l’art. 32 della nostra Costituzione che tutela il diritto alla salute» il suo intervento. Valori senza i quali non ci sarebbe vita e la testimonianza arriva direttamente da chi riceve questo sangue. A parlarne il presidente di AMAMI (Associazione Malati Anemia Mediterranea Italiana), Andrea Tetto, che ha ringraziato i presenti ricordando che «ogni donazione può rappresentare un compleanno in più per un paziente». Si è così passati alla premiazione dei donatori più virtuosi, ben 200 quelle di Giovanni Luca Banchio e Pierpaolo Dho e addirittura 250 quelle di Maria Angela Garelli e Lorenzo Burdizzo. A ricevere un riconoscimento anche tutti coloro che hanno, nel tempo, effettuato da 10 a 160 donazioni. In chiusura l’intervento di Jolanda Fenoglio, per oltre 40 anni impegnata presso il Centro trasfusionale dell’ospedale monregalese. Infine gli ospiti si sono diretti nel vicino ristorante La tavola del chiostro per il pranzo conviviale.

Il saluto del vescovo di Mondovì: «Il sangue e il dono al centro della Fede»

«Potrebbe sembrare una battuta, ma non lo è: nessuno come un vescovo si sente a proprio agio nel rivolgersi a dei donatori di sangue, perché il sangue donato è il centro stesso della mia Fede, della Fede nel Cristo, della Fede con cui e per cui celebro ogni giorno la santa Messa - ha detto il vescovo mons. Egidio Miragoli rivolgendosi in particolare ai donatori di sangue nell’omelia in Basilica -. Questa fede, al cuore, da secoli, ha le seguenti parole: “Dopo la cena, allo stesso modo, prese il calice e rese grazie, lo diede ai suoi discepoli, e disse: ‘Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati’”. Nel mistero dell’Eucarestia, dopo il corpo, Gesù dona il sangue. Mi sono sempre chiesto se l’ordine fosse casuale, e ho sempre pensato di no, vedendo nella successione corpo-sangue una gradazione ascendente, un crescere di intensità e di significato. Il corpo è involucro, infatti, ma il sangue è essenza. Quando Gesù offre il suo sangue, offre definitivamente se stesso e la sua vita. La pienezza della donazione, si compie con il sangue. Per la Chiesa e per tutti, vale dunque l’equazione fra sangue ed essenza della vita. Perciò, essere qui e dirvi grazie è per me una gioia, prima che un dovere».

Donare sangue è comunque vivere con lo stile di Gesù

«Anche tra i donatori, ovviamente, non tutti sono credenti - ha proseguito il vescovo - . Ma io oserei dire che la consapevolezza o meno della comunione del vostro gesto con quello di Cristo è in fondo secondaria: anche chi è laico, anche chi ha dimenticato parole e senso dell’Eucarestia, anche chi non ricorda l’ultima cena e ciò che vi accadde, si inserisce comunque in quella prospettiva, dona se stesso, dona la propria vita, e Gesù ha detto che non esiste amore più grande di quello di chi dona la vita. Non una volta, non con un fatto eroico. Ma ripetutamente, dando il suo sangue per la vita di altri. Scelta nobilissima, di cui tutti vi siamo grati, anche in questo caso, magari, senza piena consapevolezza. Eppure, tutti dovremmo ricordarci di chi dona il sangue, anche perché a molti accade poi di beneficarne, quando ricevono una trasfusione, quando sono in ospedale, quando l’urgenza richiede che il sangue per loro ci sia, e subito…». 

«Oggi e sempre io credo che chi compie questo atto altruistico così grande - ha concluso il vescovo - venga ricordato da Cristo in ogni Eucarestia, perché Cristo è lo stesso che, nel Giudizio finale, ci dirà che qualsiasi carità fatta al più piccolo fra gli uomini era in realtà fatta a Lui… Certamente, dunque, la benedizione di Dio è sui donatori di sangue, insieme con la riconoscenza di tutti gli uomini capaci di leggere nelle pieghe della vita».

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