Tradimento e Sacrificio: Star Wars – Gli ultimi Jedi

Nelle sale il film più atteso dell’anno, secondo capitolo di una trilogia che divide i fan, ma da cui si è inesorabilmente attratti.

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Per chi fosse stato su Marte negli ultimi 40 anni e non avesse idea di cosa si stia parlando ecco un breve resoconto. Star Wars, ideato e diretto da George Lucas nel 1977 è divenuto immediatamente un cult, da esso si sviluppa la saga, probabilmente la più importante nella storia del cinema di fantascienza. Alla prima trilogia anni 70’-80’ ne segue una a cavallo del duemila, narrante i fatti avvenuti in precedenza, nel 2012 Disney acquisisce i diritti e rilancia una nuova trilogia di sequel, di cui questo è il secondo capitolo, e in più altri due prequel. A grandi linee si parla di lotta tra il bene e il male: i Sith il lato oscuro, e gli Jedi parte chiara, poli opposti del potere mistico chiamato “Forza”.

TRAMA

La Resistenza è stata rintracciata dal Primo Ordine, per consentire la fuga il pilota Poe Dameron decide di distruggere l’incrociatore nemico sacrificando però tutti i bombardieri, disobbedendo così al generale Leia Organa che lo degrada. Intanto Rey sul pianeta Ahch- To consegna la spada laser a Luke Skywalker sperando di convincerlo ad addestrarla, ma lui si rifiuta e getta via l’arma. Nel frattempo il Leader Supremo delle forze oscure Snoke umilia e deride Kylo Ren per i suoi insuccessi, il giovane preso dall’ira si dirige all’attacco delle forze della resistenza intento ad annientarle.

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C’è poco da fare, quando si ascoltano le prime note della sezione fiati del tema composto da John Williams, e dal bordo inferiore dello schermo si srotolano verso lo sfondo stellato i titoli di apertura, qualcosa si muove nell’animo dell’appassionato, perché lo si può criticare e rinnegare, ma l’atmosfera di Star Wars rimane comunque impareggiabile.

Se la forza è il collegamento che consente di interagire con l’intero universo, c’è un filo conduttore che lega i personaggi, anche a distanze siderali, ma questa connessione è presente pure tra i capitoli delle differenti trilogie. Sembra infatti che si segua uno schema ben preciso, che prevede che nel primo film ci sia la presentazione dei personaggi e illustrazione dello scenario bellico, nel terzo lo scontro finale e assoluto con la risoluzione di tutti gli intrecci, il secondo invece rappresenta la fase di attesa e preparazione per la resa dei conti.

E’ facile immedesimarsi in Rey, il personaggio prova lo stesso tipo di emozione nell’incontrare l’eroe della Resistenza, che ha il fan nel rivedere il mito della saga Luke Skywalker nel volto di Mike Hamill. Se questa operazione nostalgia può apparire come un’astuta mossa commerciale, è anche il filo conduttore che ora lega simbioticamente pubblico e aspirante Jedi, la non volontà di istruirla da parte di Luke è una forma di tradimento nei confronti di Ordine e pubblico, ed è figlia degli avvenimenti avvenuti in passato con l’altro suo allievo Kylo.  Crescendo la forza dentro Rey aumenta anche la fascinazione del lato oscuro, questo porta per analogie d’esperienze e conflittualità interiore a creare una linea telepatica, che collega ora Rey a Kylo, entrambi percepiscono delle crepe nell’animo dell’altro, spingendo ambedue a tentare ed essere tentati dal tradimento alla propria fazione. La linea di confine tra i due opposti della Forza è nuovamente esile, come labile fu quella tra  malinteso e paura che indusse Luke all’errore durante l’addestramento di Kylo, e che ora l’ha portato all’isolamento forzato, al pentimento e al sacrificio.

Lo scontro è psicologico, con una parte di se sconosciuta che apre ad enigmi irrisolti e traumi non superati, il male e il bene sono fascinosi tentatori, ed ogni oscillazione verso uno di essi è fondamentale per l’esito della guerra. Il conflitto che per chi attinge dalla Forza si combatte soprattutto nei palazzi e nei luoghi di potere, dove al tradimento verrà concesso di manifestarsi in una ribellione verso i loro maestri, dall’altra sul campo di battaglia tra resistenza  e ordine. Se infatti il piano in cui si muovono i personaggi che attingono alla Forza è contraddistinto dal tradimento, quello tra Resistenza e Primo Ordine è impregnato di sacrificio, estremo ed individuale, obbligatorio e collettivo che porta ad errori e conseguenze sanguinose. Il triangolo che collega Rey con Luke e Kylo è una lotta sensoriale e raccontata, che vive di parole e pensieri, tramite un campo di energia invisibile come la Forza. In contrapposizione completa invece la lotta tra le fazioni sul campo, azione e spettacolari evoluzioni, che sfociano in alcune tra le sequenze cromaticamente più spettacolari della saga, il movimento della battaglia è evidenziato dal colore, il conflitto è ora tangibile non più invisibile. Come nella Forza non tutto è solo oscurità o luce, così vale anche per ciò che riguarda il tradimento e il sacrificio, una parte dell’uno si nasconde nel guscio dell’altro; il sacrifico per la causa si confonde col tradimento dei rapporti umani, un meccanismo imperfetto dove si muove l’errore, a cui continuamente bisogna porre rimedio, fino al sacrificio ultimo, connotato e peculiarità dell’eroe.

Altro compito di questo capitolo era il completamento del ricambio generazionale dei personaggi, una scelta dolorosa, un tradimento ora sofferto per un sacrificio necessario e inevitabile, che porta a tagliare il cordone ombelicale col passato, ciò che è stato deve sopravvivere, non per via diretta ma per tramandamento. Marketing e imposizioni dei potenti nuovi padroni della Disney, costringono autori e regia ad un vero e proprio slalom all’interno della pellicola, per poter raccontare una storia non scontata, e con personaggi dinamici, e se molti aspetti comunque non convincono, ci troviamo di fronte ad alcune sequenze che resteranno impresse. Questo accresce però  il rammarico nel considerare che questa saga meritava una maggiore libertà artistica e creativa, spingendoci a pensare che alla fine il tradimento più eclatante sia stato quello di George Lucas nel liberarsi della sua creatura.

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