«Lavoro 15 ore al giorno, ma non arrivo a fine mese»: Così muoiono le botteghe di paese

Luisella, titolare de “La Bottega” di Piozzo, ha deciso di vendere o di chiudere l’attività: «Spese altissime e nessun aiuto. Devo pensare alla mia famiglia»

La bottega con il cartello "vendesi" e, nel riquadro, Luisella, la titolare

«La situazione è diventata insostenibile. Lavoro 15 ore al giorno, mi sveglio alle 6 ogni mattina e torno a casa dopo le 21 per arrivare, se va bene, in pari a fine mese. Il controsenso è che il lavoro fortunatamente non manca, anzi. Sul bancone propongo prodotti di alta qualità, provenienti da tutta Italia, e ho una clientela affezionata, che apprezza e che viene da me partendo dal Monregalese e dalla Langa. Eppure, conti alla mano, dopo aver pagato le bollette, sempre più salate, l’affitto e i fornitori, non mi rimane nulla in tasca. Sono costretta a vendere l’attività, o comunque a chiudere la mia bottega, se non dovessi trovare un acquirente». A parlare, con il groppo in gola, è Luisella Napoletano, esercente di Piozzo, che da cinque anni gestisce con maestria “La Bottega”, negozio di alimentari apprezzatissimo per la varietà di cibi proposti, anche di nicchia, alle prese però con una crisi che sembra non avere rimedio. «Questa che vi sto raccontando è, per me, la storia di una sconfitta tremenda, ma non ci sono prospettive future – prosegue –. Lo Stato non ci aiuta. Le persone sono in difficoltà economica e comprensibilmente ora scelgono sempre più i discount, per risparmiare. Ho messo anima e corpo nella mia bottega, ma ora è giunto il momento di arrendersi. Devo pensare alla mia famiglia, sto cercando un impiego sicuro, da dipendente. Andando avanti così però dobbiamo essere consapevoli che i paesi muoiono». Luisella, appassionata di gastronomia, con un passato anche nella grande distribuzione, aggiunge: «La mia filosofia è da sempre una sola: vendi ai clienti solo il meglio, esclusivamente prodotti che metteresti nel piatto dei tuoi figli ad occhi chiusi. Nei supermarket, ve lo assicuro, non funziona così. Il mio modo di lavorare mi ha permesso di farmi apprezzare. In molti in questi giorni vengono in negozio e mi chiedono di non chiudere l’attività: una dimostrazione di stima e affetto che fa davvero piacere. Io però adesso sono stanca. In negozio sono da sola: i dipendenti costano tanto e comunque non trovo nessuno che voglia fare tutte le ore di lavoro che faccio io, per rimanere a galla. Si sentono in giro tanti bei discorsi sui servizi da garantire nei piccoli paesi, affinché le comunità non muoiano. Anche gli esercenti però devono poter vivere, altrimenti i servizi chiudono, uno dopo l’altro». Luisella nel profondo spera ancora che la sua situazione, come quella di molti altri esercenti dei piccoli Comuni, possa migliorare: «Sarà una decisione sofferta – conclude –. Ci proverò fino all’ultimo, questo è il mestiere che amo di più al mondo, che mi stimola e mi appassiona. Ma se sarò costretta, dovrò chiudere. Devo pensare al bene della mia famiglia».

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