Al miglior offerente. Incipit Offresi e la letteratura nell’età dei social.

Per il secondo anno a Mondovì "Incipit Offresi", il concorso letterario. Dove la letteratura diventa spettacolo. O lo è sempre stata?

Si è tenuto lo scorso giovedì 6 aprile, alle 18.00, la seconda edizione monregalese di "Incipit Offresi", concorso letterario che ha coinvolto la città già nello scorso 2016, ma che in quest'anno ha visto una netta crescita di pubblico e partecipanti. Sede dell'incontro, come al solito, la Biblioteca Civica, sempre aperta a queste iniziative di promozione di lettura e scrittura. Le sale di via Francesco Gallo 12, nei miei ricordi di infanzia una austera selva di libri, sono divenute l'open space ideale per un concorso letterario impostato nello stile dell'attuale brillantezza televisiva, grazie alla conduzione degli abili attori di B Teatro: l'ultima tappa delle eliminatorie locali in ordine di tempo, prima delle semifinali al Circolo dei Lettori, e infine la finalissima al Salone del Libro di Torino (quello che l'Appendino è riuscita a salvare, almeno). 

Ci sono tutti i meccanismi del format tv (o, ormai, web/tv: l'evento ha tutti i necessari account social): dieci concorrenti si offrono a una giuria popolare con un incipit di sessanta secondi (il tempo che scorre su un megaschermo); con un cartellino verde o rosso si lascia o meno proseguire per altri trenta (sopravvive qualcosa della Corrida di Corrado...), poi, al termine del tempo, la giuria di professionisti esprime il suo verdetto nella scala scolastica da 1 a 10. I primi due vanno avanti, gli altri otto eliminati, con maggior rapidità di un talent; ma uno può essere ripescato nelle consuete alchimie bizantine dei regolamenti di questo tipo di concorsi. Viene un dubbio: in questa impostazione di letteratura-spettacolo, si valuta solo il testo (come forse sarebbe giusto) o anche il modo di porsi, di leggere, recitare...? E in fondo, si può distinguere davvero tra i due elementi in questa modalità? Questioni oziose, forse, lo show funziona e must go on. 


Frizzante ("Troppo frizzante?") la conduzione, con tanto di falsi concorrenti, l'imbranato patologico con un romanzo alla ricerca del padre perduto (con una gag ben condotta, ma imperniata su una battuta che era già vecchiotta al catechismo degli anni '80, ad essere onesti), e ancor meglio il gangster Mino Naccia - o qualcosa di simile - che impone il suo noir con un incipit potentemente allusivo. Bravo l'attore, ma ancor meglio i concorrenti veri, uno spaccato sociologico da far invidia alla Garamond e alla Manuzio rese celebri dall'immortale "Pendolo di Foucault" (1988) di Umberto Eco. Sul lato Manuzio gli autori locali, pochi e in prevalenza orientati alla saggistica, più interessante il mondo variegato degli aspiranti scrittori (in cui tutti un po' possiamo rispecchiarci). 
Le scrittrici scrivono sempre con un sottotesto femminista, magari con un inserto fantasy come la giovanissima vincitrice Anna Armellino, studentessa del liceo linguistico locale. Gli autori uomini, qui in netta maggioranza, si dividono abbastanza equamente tra l'autobiografismo un po' nostalgico e le cinquanta sfumature di noir. In tutti i casi, prevale l'ambiente urbano e l'incipit giocato sulla descrizione, più che sull'azione (consigliato invece dalle scuole di scrittura creativa, dalla Holden di Baricco in giù: ma la scrittura non è una scienza esatta). La spunta Pierpaolo Ottaviano che propone qualcosa di diverso, un "romanzo architettonico" (bella definizione) che è alla fine un libro di foto su Torino, accompagnato da qualche efficace frase ad effetto. Ma per lui e la Armellino la scalata al successo è ancora lunga.
 

Lo spettacolo insomma funziona, e ricorda da vicino un format come "Masterpiece" (2013), unica e non troppo fortunata edizione del ben più prolifico "Masterchef", attivo dal 2011 e ancora in corso, che ha prodotto glorie locali (anche nel monregalese) e, dicono, un boom degli Alberghieri - qui da noi nel monregalese, grazie a una solida tradizione, ha sempre goduto di ottima salute. Naturalmente, come insegna sempre Eco, l'opinione culturale si divide tra apocalittici e integrati: questi esperimenti sono, alternamente, la fine o la salvezza della letteratura. Nonostante la regola imporrebbe una totale equidistanza, di fondo viene naturale una certa simpatia per l'esperimento, un modo in fondo positivo per sbloccare una certa rigidità della sonnacchiosa cultura di provincia, un limite di cui anche Mondovì, in fondo in fondo, non è del tutto esente. I nostri migliori auguri ad Anna, e un invito ad altri monregalesi a farsi tentare per la terza edizione: avete un anno da adesso per limare il vostro incipit perfetto, non ci deludete.

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