Lo scorso 2 ottobre We Were Promised Jetpacks hanno portato il loro indie venato di sonorità post rock allo Spazio 211 di Torino; ad aprire però la serata il locale di Barriera di Milano ha messo in mostra uno dei "gioielli" della nuova ondata di giovani artisti torinesi.
È con Daniele Celona (chitarrista anche di Levante) che inizia una serata densa di qualità musicale. I pezzi del cantautore di casa rendono in ogni occasione, sia quando suonati in chiave elettrica sia nel sentito live acustico che ha proposto: la voce graffiata, suo marchio di fabbrica insieme al cappello, arriva dritta in faccia a braccetto della rabbia dei testi. Celona snocciola alcuni dei brani migliori contenuti nel suo primo lavoro: Acqua, Mille Colori e la intima Ninna Nanna, con la quale annuncia il suo congedo.
Il pubblico (per la verità non numeroso) si accalca sotto il palco e la band scozzese apre il suo spettacolo in modo speculare all'introduzione del nuovo disco, con Safety In Numbers; il live parte in crescendo e al terzo pezzo si incrocia Quiet Little Voices, il brano chiave: da lì in poi l'atmosfera si scalda e le emozioni si susseguono fino alle cavalcate e ai crescendo in chiave post rock, il tutto accompagnato da ottimi suoni e dalla dinamica vitalità del gruppo di Edimburgo che sfrutta ogni centimetro del piccolo palco dello sPAZIO. Adam Thompson (frontman) è impeccabile e la sua voce pulita e potente fa da contrappunto ad una sezione ritmica precisa e a chitarre che possono aprire stomaco e cuore, taglienti come rasoi, o accarezzare l’anima in profondità, creando atmosfere sognanti e rilassate.
Dai We Were Promised Jetpacks ci aspettava molto e molto è arrivato in quest’ora e mezza di musica: i lavori in studio sono molto convincenti, ma è dal vivo che la band dà il meglio di sé portando il pubblico in una dimensione che si divide tra la malinconia e la speranza.
We Were Promised Jetpacks - Quiet Little Voices
We Were Promised Jetpacks - Moving Clocks Run Slow