Sono passati cinque anni dalla morte di Alberto: e, di fatto, di fatto il processo è appena cominciato. Dopo la decisione di un anno e mezzo fa, con cui il Tribunale aveva prosciolto tutte le persone accusate della tragedia che era costata la vita ad Alberto Rivarossa, 19 anni di San Michele, oggi arriva il colpo di scena. Il gup Emanuela Dufour ha sentenziato per il rinvio a giudizio.
Il giovane morì lungo la sp 12, fra Niella Tanaro e San Michele. La sua auto uscì di strada e lui si schiantò contro un albero che, secondo la Procura, avrebbe dovuto essere abbattuto. Così vennero accusati Enzo Novello, direttore della direzione Mobilità e Infrastrutture della provincia di Cuneo, Giuseppe Giamello, dirigente per l’asse Alba-Mondovì, Marco Rovere, responsabile del reparto viabilità di Mondovì e Guido Stefano Pione, capo cantoniere addetto alla manutenzione del tratto di strada. I famigliari di Rivarossa (il papà di Alberto, Bruno, è il direttore di Coldiretti Piemonte) erano costituti parte civile.
Nel dicembre 2015 il giudice Alberto Boetti aveva prosciolto tutti gli imputati. Nella motivazione si leggeva: «È anche vero che negli ultimi anni gli enti territoriali hanno diminuito di molto la manutenzione delle strade (…) È pertanto ingiusto accanirsi contro queste persone laddove i veri responsabili del degrado della rete viaria provinciale sono da cercare in po’ più in alto... e un po’ più a sud».
La Procura non si fermò e decise di ricorrere in Cassazione. La Suprema Corte cassò il proscioglimento e rimandò tutte le carte al Tribunale: e così arriviamo all’ultima decisione, che ribalta quella di 16 mesi fa e manda tutti gli imputati a processo. La prima udienza è stata fissata per il 19 settembre.