"Sdegnata contrarietà", dice l'Anpi - l'Associazione che onora i partigiani di Italia. "Profonda inquietudine", dice la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. Le reazioni al rientro della salma del re Vittorio Emanuele III in Italia sono arrivate, e sono arrivate molto dure. Tutte rivolte non tanto a Casa Savoia, ma al fatto che qualcuno abbai consentito questo ritorno silenzioso.
La Comunità Ebraica
"In un'epoca segnata dal progressivo smarrimento di Memoria e valori fondamentali il rientro della salma del re Vittorio Emanuele III in Italia non può che generare profonda inquietudine, anche perché giunge alla vigilia di un anno segnato da molti anniversari", tra cui "gli 80 anni dalla firma delle Leggi Razziste". Lo sottolinea la Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, ricordando che "Vittorio Emanuele III fu complice di quel regime fascista di cui non ostacolò mai l'ascesa". "Bisogna che lo si dica chiaramente, in ogni sede - scrive Di Segni in una riflessione pubblicata su Ucei www.moked.it - Vittorio Emanuele III fu complice di quel regime fascista di cui non ostacolò mai l'ascesa e la violenza apertamente manifestatasi sin dai primi mesi del Ventennio. Nessun tribunale ebbe mai modo di processarlo, per quelle gravi colpe. Cercheremo di colmare questo vuoto con una specifica iniziativa, nel prossimo mese di gennaio. Per chi oggi vuole farne un eroe o un martire della Storia, per chi ancora chiede una sua solenne traslazione al Pantheon, non può che esserci una risposta: nessun onore pubblico per chi porta il peso di decisioni che hanno gettato discredito e vergogna su tutto il paese. L'Italia non può e non deve dimenticare".
Anpi Mondovì, Cuneo e associazioni locali
«Esprimiamo il nostro sconcerto e la nostra sdegnata contrarietà alla traslazione nel Santuario di Vicoforte della salma di chi ha dato il 29 ottobre 1922 l’incarico di formare il governo a Benito Mussolini a seguito della farlocca Marcia su Roma, che il “Duce” si guardò bene dal guidare di persona, restandosene a Milano, pronto a varcare il confine con la Svizzera, prevedendone il sostanziale fallimento; non impose nel 1925 le dimissioni dal governo allo stesso Mussolini, a seguito dell’eccidio Matteotti e del massimo discredito internazionale in cui in quel momento versava il fascismo, e neppure si oppose minimamente alla trasformazione in senso autoritario e totalitario dello Stato italiano avvenuta da quel momento in poi; firmò nel 1938 le abominevoli leggi razziali, indelebile macchia d’infamia della nostra storia; nulla o troppo poco fece per impedire l’ingresso dell’Italia nella tragedia della Seconda Guerra Mondiale; e, infine, nella notte tra l’8 e il 9 settembre 1943 fuggì ignominiosamente da Roma a Brindisi, rinunciando di fatto al suo ruolo di supremo capo delle forze armate e lasciando senza guida e nella massima confusione i nostri soldati. In nessun caso perdono e pietà cristiana possono equivalere alla cancellazione della storia e alla rimozione della memoria. Soprattutto di questi tempi».
A.N.P.I. Sezione di Mondovì - A.N.P.I. Sezione di Carrù Onlus Cordero Lanza di Montezemolo Associazione Ignazio Vian F.I.V.L. Mondovì -A.N.P.I. Comitato Provinciale Cuneo - Associazione Mondoquì Associazione Libera
Le parlamentari Dadone e Gribaudo
La deputata cuneese PD Chiara Gribaudo ha affermato di stare sulla stessa posizione di Anpi. Fabiana Dadone, deputata 5 Stelle di Mondovì, ha commentato su internet: «Per il re liberale che ha taciuto al fascismo non c’è spazio in tutta Italia, nessun onore, solo i fatti da lasciare indelebili alla Storia per ciò che ha permesso e senza possibilità di riabilitazione. Siamo ormai abituati al buonismo italiano che ha permesso ai Savoia di tornare in Italia, di mostrarsi in Tv e di tentare di riabilitare la loro immagine ma ciò non deve accadere per Vittorio Emanuele III, il promulgatore delle leggi fascistissime che hanno dilaniato gli italiani. L’Italia è una Repubblica democratica e chi ama la libertà, chi difende la sua Storia, chi è orgoglioso d’aver sconfitto il fascismo non vuole la salma di Vittorio Emanuele III vicino a casa, al Santuario di Vicoforte. La provincia di Cuneo è orgogliosa delle battaglie antifasciste vinte, non deve accettare passi indietro. Spero che tutti i politici locali si diranno d’accordo con me».
Rifondazione comunista: «I morti causati da lui non sono in nessun mausoleo»
42 fucilati nel ventennio su sentenza del Tribunale Speciale. 4.596 condanne per 28.000 anni di carcere e confino politico agli oppositori. 80.000 libici sradicati dal Gebel con le loro famiglie e condannati a morire di stenti nelle zone desertiche della Cirenaica dal generale Graziani. 700.000 abissini barbaramente uccisi nel corso della impresa Etiopica e nelle successive "operazioni di polizia". I combattenti antifascisti caduti nella guerra di Spagna. 350.000 militari e ufficiali italiani caduti o dispersi nella Seconda Guerra mondiale. I combattenti degli eserciti avversari ed i civili che soffrirono e morirono per le aggressioni fasciste. 45.000 deportati politici e razziali nei campi di sterminio, 15.000 dei quali non fecero più ritorno. 640.000 internati militari nei lager tedeschi di cui 40.000 deceduti ed i 600.000 e più prigionieri di guerra italiani che languirono per anni rinchiusi tra i reticolati, in tutte le parti del mondo. 40.000 caduti nella Lotta di Liberazione in Italia e all'estero. Le migliaia di civili sepolti vivi tra le macerie dei bombardamenti delle città. Questi morti non hanno trovato mausolei ad accogliere le loro spoglie, ma sono stati tutti vittime di un regime, quello fascista, che ha avuto il sostegno di Vittorio Emanuele III, la cui salma, dopo essere rientrata con volo di Stato a spese della Repubblica italiana, ora è tumulata presso il Santuario di Vicoforte. Dopo aver permesso l’ascesa e il consolidamento del potere in mano a Mussolini e alla dittatura fascista, dopo aver firmato le leggi fascistissime del 1925, le leggi razziali del 1938 e tutte le altre leggi che quel regime produsse nel ventennio, dopo aver condotto l’Italia in guerra per ben due volte, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 il re Vittorio Emanuele III fuggì da Roma abbandonando popolazione ed esercito alla rappresaglia nazista e si rifugiò a Brindisi. Un re codardo passato alla storia come Re Soldato, come Re Vittorioso, ma complice di un regime totalitario. Un re di cui, seppur da morto, non sentivamo affatto la mancanza. Ora alcuni (laici e cattolici) sorrideranno, pensando al turismo e al conseguente afflusso di denaro che quell’ “illustre” personaggio porterà con sé. Noi continueremo ad onorare la memoria di coloro che diedero la loro vita per un’Italia diversa, per un’Italia libera, democratica, antifascista e orgogliosamente repubblicana.
Partito della Rifondazione Comunista – Circolo di Mondovì “Dante Di Nanni” (partigiano)