Confesso candidamente di non capirci un granché. Sarà grave? Forse sì. Perché bisognerebbe concentrarsi al meglio per almeno cogliere con consapevolezza la portata di una scoperta che – dicono gli esperti – è da scalpore storico. Intanto merita di spenderci un po’ di attenzione, magari solo a margine, da uomo pensante e non da tecnico delle cose. In questi giorni ci hanno comunicato che lo scorso 14 settembre, esattamente alle ore 10,50’45”, si sono finalmente osservate le onde gravitazionali della cui esistenza era convinto Einstein cento anni fa. L’evento si è registrato in due siti statunitensi, in Louisiana ed a Whashington, ed in un centro di ricerca a Cascina in Toscana. Nella scoperta quindi anche un po’ di genio e di tecnica made in Italy. Insomma si sono percepite increspature prodotte nell’universo dalla fusione di due buchi neri, pari l’uno a 29 masse solari e altro a 36 masse solari. Roba incredibile, quanto a grandezze. Persino difficile da immaginare. Ed il tutto – guarda un po’ - oltre un miliardo di anni fa. Ovvio che mi perdo nello scriverne dopo aver letto qua e là testi divulgativi che rilasciano una buona dose di suggestione. Non mi raccapezzo in particolare là dove si citano le vibrazioni del tessuto dello spaziotempo, prospettando questa finestra aperta sul passato remotissimo che sembra riemergere. E c’è già chi dice che questa finestra in realtà è soprattutto rivolta al futuro con possibilità inesplorate, capaci di trasformare la fantasia in realtà e viceversa. Comunque dopo il bosone di Higgs nel 2012, anche le onde gravitazionali ci confermano un universo che si trasforma, che è vivo, che è attorno all’umano, che è un mondo da scoprire. E lo stupore è grande. E se da credenti ci si ricorda che si è nella dimensione del creato, cioè di un dono di Dio in cui ritrovare la Sua vita seminata nello spaziotempo, la suggestione prende un’altra preziosa consistenza.
Stupore, fino a smarrirsi
Onde gravitazionali: la portata di una scoperta da scalpore storico.