Sabato 16 aprile le lavoratrici e i lavoratori delle due aziende tessili di Mondovì, “Rebus” e “Pierrot”, scenderanno in piazza. Il corteo partirà alle 10 dal bar Scudo a Breo. Per manifestare e mobilitare la cittadinanza sul dramma: 80 posti di lavoro persi, dall'oggi al domani.
La manifestazione di sabato
«Per continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto alla loro vicenda che, ricordiamo, “lascerà in mezzo alla strada e senza lavoro” 80 famiglie e che da più di tre mesi non percepiscono nessuna retribuzione, abbiamo deciso di organizzare una manifestazione che si terrà il prossimo sabato 16 aprile a Mondovì. Obiettivo è quello in primis di mettere l’accento e porre l’attenzione sulla complessa situazione in cui versano le lavoratrici ed i lavoratori. A conclusione della manifestazione chiederemo di essere ricevuti dall’Amministrazione Comunale di Mondovì, con l’intento di chiedere che si faccia promotore di organizzare un appuntamento che riunisca assieme alle lavoratrici i Comuni ove le stesse risiedono per affrontare la difficile situazione, fare “sistema” e per, auspichiamo tutti insieme, fare un appello all’imprenditoria locale e non solo di farsi carico della situazione evitando di disperdere le numerose professionalità presenti tra le lavoratrici, dando una soluzione occupazione e di prospettiva alle lavoratrici ed ai lavoratori della Rebus e Pierrot, anche in considerazione del fatto che alcune commesse produttive della precedente gestione potrebbero ancora non essere disperse».
La lettera delle lavoratrici
«La sorpresa è stata amara, al termine di un periodo frenetico di consegne. Quando pareva che le cose fossero in lento miglioramento. Loro, grate a questo giovane imprenditore che non si era arreso e che aveva fatto il tutto per tutto per non chiudere l’attività di famiglia, schiacciato sotto il peso di un’enorme responsabilità. Certamente non aiutato dalle istituzioni e da uno Stato incapace di tutelare un patrimonio di risorse umane e know-how quale è il made in Italy. Un ragazzo nel quale avevano visto l'impotenza e la disperazione negli occhi quando la tensione per i ritardati pagamenti accendeva gli animi. Gli avevano sempre riconosciuto l'impegno, la tenacia. Per un senso di riconoscenza e lealtà avevano lasciato che si cumulassero tredicesime, stipendi, straordinari. Avevano sempre dato la loro disponibilità affinché le esigenze di consegna fossero rispettate. Dipendenti che incredibilmente non avevano una rappresentanza sindacale, perché come più volte si erano sentite dire "siamo una grande famiglia".
La crisi è stata dura per tutti. Ognuno ha fatto la propria parte. Forse per questo si sarebbero meritate anche loro un po' di trasparenza. L'amarezza sta tutta qui. In termini economici loro perderanno molto, l'azienda anche. Ma chi sapeva quale sarebbe stato il loro futuro a breve e ha continuato a fare finta di niente, ha indiscutibilmente perso il loro rispetto. È lecito pensare che certe azioni non siano state decise dalla sera alla mattina? Si può insinuare nelle loro menti il dubbio che questo velo di reticenze abbia permesso di preparare nuove situazioni, senza che loro fossero di intralcio? E se questo era il timore, allora la tanto declamata trasparenza tra le parti dov'è finita? Le ragazze - perché anche a 40 anni così ti chiamano in questo settore - si rimboccheranno le maniche, portando con loro capacità e competenze che qualcun altro di certo apprezzerà. Le ragazze ce la faranno, perché sono abituate a sopportare di tutto, non ruberanno il loro sorriso. Se volete sostenere potete partecipare alla manifestazione che si terrà sabato 16 aprile affinché le istituzioni, i Comuni e gli Enti preposti allo sviluppo e alla tutela delle attività produttive lavorino in concerto per riconoscere il valore di tante risorse umane che escono dal circuito lavoro e magari evitare altre situazioni simili».