Rebus-Pierrot: le lavoratrici si dimettono e chiederanno il fallimento

Lasciate senza risposte da settimane, non hanno avuto altra strada che questa.

Sarà un Primo maggio amarissimo quello che si apre per le 80 dipendenti (ormai ex) delle Rebus-Pierrot, le due aziende tessili di Mondovì ormai chiuse definitivamente. Ma di spiragli diversi, a questo punto della vicenda, se ne vedevano ben pochi. Lasciate senza risposte da settimane, le lavoratrici non hanno avuto altra strada che questa: si rivolgeranno al giudice per chiedere il fallimento delle due aziende che le hanno lasciate a casa. Da un mese il titolare (unico per le due ditte) dice che “porterà i libri in Tribunale”, ma nei fatti non si è mosso nulla.

LA CRISI REBUS-PIERROT: 80 A CASA SENZA LAVORO

La decisione è stata presa nell'assemblea che si è tenuta ieri, venerdì 29 aprile. «Le lavoratrici hanno rassegnato le dimissioni in questi giorni – spiega Gaspare Palermo, Filctem CGIL Cuneo –: dimissioni per giusta causa, dal momento che non ricevono lo stipendio da oltre tre mesi. La situazione è preoccupante. Il titolare ha detto più volte che avrebbe proceduto in qualche modo, ma di passi non se ne sono visti. Non si sa nemmeno quali siano le intenzioni: fallimento o concordato. Così le dipendenti hanno deciso di procedere e chiedere il fallimento: è l'unica strada». Solo in questo modo si potranno aprire le procedure, da un lato per ricevere l'indennità di disoccupazione e dall'altro per il TFR.

LA MANIFESTAZIONE IN PIAZZA - FOTOGALLERY

«Purtroppo – prosegue Palermo – questo comporterà tempi molto più lunghi. Abbiamo chiesto alla Regione di aprire il Tavolo di confronto affinché una forza lavoro come questa non venga completamente dispersa. Non è una bella situazione. Il morale delle ragazze? Lo potete intuire».

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