Forse è un dibattito di valore in teoria, ma senza rivolti pratici immediati. O forse no. Sì, oggi di chiese in mattoni ce ne sono tante. Qualcuno dice anche troppe. Nei secoli, dalle nostre parti, si è costruito parecchio in fatto di edilizia religiosa e sacra. Quante cappelle sono disseminate in angoli anche suggestivi! La diocesi di Mondovì, ad esempio, conta oltre 800 tra chiese, chiesette, cappelle… Costituiscono un patrimonio rilevante, ma che oggi pesa molto in termini di cura, manutenzione e tutela da assicurare. E poi c’è l’arte che in certi periodi ha dato il meglio di sé, e resta un richiamo attrattivo per tanti. Non mancano pezzi di valore di pregio assoluto, in cui l’arte appunto ha toccato autentici vertici ed in cui la fede si è espressa in chiave di bellezza. Ma oggi le chiese non possono ridursi a museo. Rimangono il contesto ove si radunano i credenti, per celebrare, pregare, condividere l’Eucaristia, vivere i Sacramenti. L’arte aiuta, ma lo sfarzo non si addice. Va apprezzato il genio di ieri, ma va anche rivissuto il… monumento che resta oggi. L’aria nuova portata da Papa Francesco ha pure qualcosa da smuovere sul questo terreno? Per i credenti ovvio che gli edifici in cui ritrovarsi per la liturgia non possono che essere dignitosi, non sciatti, anche belli, ma senza esibire sfarzo, senza essere inaccessibili ai più poveri. Il criterio più evidente dovrebbe essere quello della ospitalità, per tutti. Il Dio di Gesù Cristo, idealmente, si… sente a casa là dove ci sono “due o tre riuniti nel Suo nome”, così come si ritrovano anche e soprattutto nelle loro difficoltà e precarietà. Ne ha parlato il segretario generale della CEI, mons. Nunzio Galantino, al Convegno liturgico internazionale “Viste da fuori. L’esterno delle chiese”, tenuto a Bose, nella comunità religiosa fondata dal priore Enzo Bianchi. “Vale anche per gli edifici ecclesiali – ha detto – l’auspicio che Papa Francesco ha rilanciato nella ‘Evangelii Gaudium’ sulla base della sua opzione per i poveri come categoria teologica e non solo sociologica, filosofica o culturale: quello che i poveri si sentano, in ogni comunità cristiana, come ‘a casa loro’… perché al cospetto di una secolarizzazione che può comportare anche la marginalizzazione e l’impoverimento di una fetta importante della società, la Chiesa ha il dovere di porsi dalla sua parte ed al suo fianco”. La sfida è, per gli artisti di oggi, quella di esprimere negli edifici nuovi il senso profondo di questo farsi accoglienti nel nome di Dio, dando vivezza alle strutture, dando brillantezza alla sobrietà, dando suggestione allo stare insieme da credenti, dando bellezza ad un sito umanamente religioso… Ci riuscirà l’arte di oggi come spesso c’è riuscita quella di ieri (anche se talora ha ecceduto in… sfarzo)?
Chiese dignitose ma non sfarzose…
La diocesi di Mondovì, ad esempio, conta oltre 800 tra chiese, chiesette, cappelle… Costituiscono un patrimonio rilevante, ma che oggi pesa molto in termini di cura