Se incontraste per strada Willie Peyote, all’anagrafe Guglielmo Bruno, classe ’85 di Torino, difficilmente pensereste che il ragazzo nella vita fa musica rap. Sembra di più un batterista o un impiegato, come afferma lui stesso in L’outfit giusto (da Educazione Sabauda, 2016). Eppure Willie è a tutti gli effetti un rapper, per quanto decisamente atipico: i suoi lavori da solista si collocano “a metà tra il rap hardcore e la canzone d’autore” (Peyote 451, traccia con cui si apre l’ultimo album), e riescono a catturare l’attenzione anche di chi tendenzialmente ascolta tutt’altro genere di musica. Contraddistinti da un sottile cinismo e un’ironia a sprazzi geniale, i testi del Peyote sono di quelli che presuppongono più di un ascolto per essere compresi e apprezzati. Si sprecano le citazioni più o meno colte e le caustiche quanto raffinate critiche a buona parte del mondo che lo circonda: i nazi-salutisti (La dittatura dei nonfumatori), gli “artistoidi un po’ bohème” che a Torino pullulano (L’outfit giusto), l’elettorato medio di Lega Nord (Io non sono razzista ma…). A brani come questi appena citati, tra il sarcastico e il provocatorio, si alternano brani di tutt’altro stampo, che denotano una sensibilità e un gusto lirico veramente di pochi (Che Bella Giornata, Willie Pooh, Etichette). Il flow al velluto di Willie Peyote scivola leggero sui beat quasi sempre prodotti dagli amici Frank Sativa e Kavah, passando dallo scanzonato all’impegnato, dall’aggressivo al rassegnato, con una destrezza invidiabile e un mood decisamente “sabaudo”. Tra le rime dell’atipico rapper si respira l’aria di Torino, elegante, raffinata, posata ma esplosiva: “è un fatto di cultura, l’educazione sabauda va ben oltre gianduiotti e bagna càuda”, ci ricorda in Giudizio Sommario. Musicista per formazione e anche voce dei Funk Shui Project, Willie concluderà il fortunato tour promozionale del suo ultimo album in studio con due date, entrambe sold-out dopo pochissimo tempo, le serate di giovedì 12 e venerdì 13 al Cap 10100. Nella Torino dove tutto è iniziato, dunque, coadiuvato dall’amico Dutch Nazari (con il quale ha spesso duettato) e dai ragazzi romani di Do Your Thang. Prima di tornare in studio a registrare nuovi versi che sono sicuro continueranno a stupire ed entusiasmare, con la verve ironica e il nichilismo manifesto di uno dei rapper più atipici sulla piazza.
Willie Peyote, il rap che non sembra rap
A Torino due date sold out per il gran finale del tour “Educazione Sabauda”