Mondovì, Corpus Domini: processione da Carassone a San Filippo

Giovedì sera 31 maggio, a Mondovì, per le comunità parrocchiali cittadine. L'omelia del vescovo Miragoli

Celebrazione solenne del “Corpo e Sangue del Signore”, giovedì sera 31 maggio, a Mondovì, per le comunità parrocchiali cittadine: l’Eucaristia è stata presieduta dal vescovo mons. Egidio Miragoli nella parrocchiale di Carassone alle 20,30. E’ seguita la processione, con il Santissimo Sacramento, fino alla chiesa-santuario di San Filippo a Breo, ove si è conclusa con la benedizione eucaristica. Il meteo ha concesso una pausa, in serata, alle piogge assortite di tutta la giornata, consentendo lo svolgersi partecipato della celebrazione.

La Eucarestia al centro della nostra vita da credenti

Omelia del vescovo Egidio per la Solennità del Corpus Domini
Giovedì 31 maggio 2018, parrocchia di Carassone

Beati gli invitati alla cena del Signore

La solennità del Corpo e Sangue del Signore, celebrata il Giovedì dopo la festa della Trinità, ci collega idealmente alla sera del Giovedì santo, del resto evocata nella pagina evangelica, quando Gesù prese il pane e il vino, rese grazie, li diede ai discepoli dicendo: “Questo è il mio corpo, questo è il sangue dell’alleanza”. In questi gesti Gesù anticipa il mistero pasquale. E ce lo consegna: “Prendete, mangiate; prendete, bevete”, ci chiede di esserne partecipi.
Si tratta dello stesso mistero che noi cristiani siamo invitati a celebrare ogni domenica, non come obbligo, ma come bisogno del cuore, bisogno di stare con Gesù, sentire le sue parole, essere rassicurati della sua presenza e della sua alleanza. Partecipare al Corpo e al Sangue di Cristo per essere trasformati in quello che riceviamo, secondo una celebre formula di san Leone Magno.
È il mistero che anche questa sera abbiamo celebrato, che celebriamo ogni domenica nelle nostre comunità, almeno fin che vi saranno sacerdoti in numero sufficiente.
Ma due volte all’anno la liturgia ci invita a soffermarci in modo tutto speciale sul mistero eucaristico: il Giovedì santo con la messa in Coena Domini e nella solennità odierna.
Due celebrazioni con lo stesso riferimento - l’Eucaristia - ma con sfumature diverse: nella messa del Giovedì santo siamo invitati a guardare all’istituzione dell’Eucaristia; nella messa di oggi l’attenzione si concentra su una verità di fede inerente l’Eucaristia, ovvero la presenza reale, sostanziale e permanente del sacrificio di Cristo nel pane e nel vino consacrati.
Al di là delle diverse accentuazioni, queste due feste ci richiamano la centralità dell’Eucaristia nella vita personale e soprattutto nella vita della Chiesa.
Vi propongo due riflessioni

Dio cammina con noi

Una delle particolarità della festa del Corpus Domini è che essa è occasione tradizionale per una solenne processione con l’Eucaristia per le vie dei paesi e delle città. È consuetudine uscire dalla chiesa, dove siamo soliti celebrare e conservare l’Eucaristia, per attraversare i luoghi dove abitiamo, dove lavoriamo, in una parola dove si vive. E in questo itinerario attraverso le strade del paese portiamo con noi il Santissimo Sacramento. Possiamo chiederci: perché facciamo questo? Qual è il significato di questa manifestazione pubblica? Cosa pensiamo di esprimere in questo modo? Cosa possono capire i passanti? Cosa vedono nella processione dei Cristiani che mostrano, “ostentano” il corpo di Cristo?
Credo che il significato più autentico della processione eucaristica risieda nella volontà di testimoniare il valore anche sociale ed esistenziale che la fede cristiana possiede e che l’Eucaristia contiene in se stessa.
Noi sappiamo che la fede nel Signore non è una parentesi rispetto alla nostra vita, non è qualcosa che ci allontana dalla vita reale, al contrario è qualcosa che ha a che fare con questa vita, entra dentro, per così dire, in questa nostra esistenza, è solidale con essa. La vita umana, la nostra vita, è come una processione, un camminare, un muoversi, e in questo pellegrinaggio noi non siamo soli ma ci accompagna appunto il Signore. Con ciò che di più terreno e concreto l’incarnazione gli ha dato: il corpo.
Con la processione eucaristica per le vie della città noi vogliamo precisamente annunciare a tutti i nostri fratelli e sorelle questa grande verità: Dio non solo c’è ma è vicino a noi, cammina con noi, condivide il cammino della nostra vita. Di più: è la nostra bussola.
Oggi c’è bisogno di riscoprire che Gesù Cristo non è una semplice convinzione privata, una dottrina astratta, ma una persona reale il cui inserimento nella storia è capace di rinnovare la vita di tutti, a partire dalla mia.

Fare del nostro corpo un “Corpus Domini”

Su un altro versante, la centralità del corpo di Cristo, il fatto che la salvezza sia passata attraverso il corpo di Cristo offerto fino alla morte e alla morte di croce, invita a riflettere circa l’importanza del corpo nella concretezza della vita e della vita di fede.
Noi siamo il nostro corpo. Con il nostro corpo realizziamo un certo modo di occupare lo spazio, di muoverci, di agire. Con il corpo lavoriamo e cerchiamo svago; portiamo aiuto, prepariamo e dividiamo il cibo, curiamo le malattie e ci aiutiamo gli uni gli altri. Le mani del chirurgo o del pianista; di una mamma o di un papà; la vista del pilota d’aereo o dell’autista; l’udito dell’accordatore, la voce del sacerdote e dell’insegnante. Potremmo continuare a lungo: ogni mestiere del sodalizio umano passa attraverso il corpo.
E non solo ogni mestiere: ogni gesto, ogni interazione fra noi presuppone la dimensione della fisicità. D’altronde, è di nuovo il corpo a recare su di sé i segni dei destini che subiamo o ci cuciamo addosso: il corpo chiuso in una cella di penitenziario, il corpo relegato in un letto d’ospedale, il corpo glorificato nell’impegno sportivo, il corpo gratificato dalla cosmesi, il corpo donato, o immolato, o negato nella condizione coniugale. Sempre corpo è. Di corpo viviamo. Allo stesso modo, solo con il corpo possiamo amare e tradurre in fatti il Vangelo. Solo con il corpo possiamo cambiare il mondo.
Cerchiamo allora di fare anche del nostro corpo, attraverso la fedele partecipazione all’Eucarestia un Corpus Domini, un corpo del Signore, un corpo votato al bene e alla evangelizzazione, ben sapendo che questo non significherà mortificarlo, bensì esaltarlo.
Chi mangia di me vivrà per me, dice Gesù.
Curiamo il nostro corpo, amiamolo, manteniamolo efficiente, ma soprattutto usiamolo per realizzare il bene con gli altri e negli altri. Solo così seguiremo davvero Gesù eucaristico: anche il nostro corpo che si dona nella carità sarà pane che si spezza, dono per sempre, frammento della storia del mondo degno del progetto di Dio.
+ Egidio, vescovo

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