"Il mistero dell'Isolina" è il nuovo graphic novel (come recita il frontespizio del testo) della disegnatrice Cinzia Ghigliano e dello sceneggiatore Marco Tomatis, duo di autori fumettistici monregalesi di livello nazionale. L'opera, meritoriamente riedita da ComicOut in questo 2019 a quarant'anni della prima edizione, era apparsa nel 1980 a puntate su Alter Alter, il supplemento a colori del Linus dell'età dell'oro. Nel corso di Illustrada 2019, la bella manifestazione monregalese dedicata al libro illustrato, alla letteratura per l'infanzia e al fumetto, ho avuto modo di presentare gli autori all'incontro pubblico su quest'opera, tenutosi sabato 4 maggio presso la libreria monregalese Lettera 22.
L'argomento della storia è molto interessante, ancorché altamente drammatico: una giovane donna, l'Isolina del titolo, viene ritrovata fatta a pezzi nella Verona dell'inizio del '900 (il processo si svolse nel 1901). Un caso che ebbe una enorme risonanza, sia per l'efferatezza del delitto, sia per il coinvolgimento di un ufficiale militare come principale sospetto, con allargamento delle responsabilità, ben presto, a molti altri graduati suoi complici nel procurare alla giovane un aborto clandestino finito malissimo. La vicenda di cronaca nera diviene oggetto di scontro tra conservatori, chiusi a quadrato intorno all'esercito, e socialisti, volti a rivendicare una giustizia che purtroppo non arrivò. Un fatto storico pressoché dimenticato prima dell'indagine di Tomatis e Ghigliano, che - in un'era pre-internet - andarono a ritrovare negli archivi veronesi, non senza qualche difficoltà e resistenza, la documentazione superstite sull'avvenimento, ricostruendolo in un questo fumetto del 1979 (la scoperta era avvenuta consultando degli annali di riviste socialiste, dove il tema era dibattuto). Solo più tardi, nel 1985, Dacia Maraini dedicò al caso un suo romanzo.
Una vicenda che si rivela, però, estremamente significativa per ricostruirci il quadro di quell'inizio di '900 italiano. Un paese giunto all'Unità dopo guerre sanguinose, e che iniziava a manifestare i germi di una ulteriore involuzione autoritaria. Il re Umberto I era appena caduto per mano dell'anarchico Gaetano Bresci, nel 1900, in risposta, nei propositi dell'attentatore, alla repressione delle rivolte per il pane milanesi del 1898, che erano state stroncate a cannonate dal "feroce monarchico" Bava Beccaris, generale fossanese. In questo caso irrisolto si riflettono perfettamente quei conflitti, secondo la migliore tradizione del romanzo storico.
Se notevole è il lavoro di indagine storico sul campo, particolarmente difficile (e perfettamente gestito) appare anche la trasposizione dell'opera in immagini, data l'estrema delicatezza delle vicende trattate. La scelta della Ghigliano è quella di adottare un bianco e nero da vecchia fotografia, che rimanda alle illustrazioni di quelle riviste popolari, come "L'illustrazione italiana", che avevano ampiamente parlato della vicenda, utilizzate dagli autori come documentazione (in parte, allegata in calce a questa edizione del fumetto).
Significativo il fatto che, tra tutti i personaggi principali, l'unico di cui fosse ignoto il volto era proprio Isolina, e non i tanti, negativi, comprimari maschili. A prestarle il viso fu una giovane monregalese d'allora, che si prestò come modella di questa donna libera e indipendente.
Molte belle soluzioni vengono adottate all'interno dell'opera: la seduzione di Isolina tramite le pagine del "Piacere" di Gabriele D'Annunzio viene realizzata dando alle tavole una griglia sfumata che accentua la sensazione di rapimento onirico della fanciulla innamorata; il dibattito tra i due giornali Verona del Popolo ed Arena, socialista e conservatore, ricorre a un taglio obliquo della pagina, che permette di mostrare il graduale prevalere, nell'opinione pubblica, delle posizioni filo-militariste, con il giornale socialista che diviene sempre più piccolo. L'impossibilità di conoscere i volti dei graduati complici, infine, è risolta privandoli di volto, con una scelta che ha anche un forte valore morale, e un grande impatto visivo: al sogno pare sostituirsi, e non per caso, l'incubo.
Colpisce il riferimento, agli inizi del caso, a Jack Lo Squartatore, caso inglese di un decennio prima (1888-1891), che effettivamente, ha confermato Tomatis, era stato ampiamente citato dai giornali dell'epoca. A un appassionato di fumetti può venire in mente "From Hell" (1988), fumetto di Alan Moore ed Eddie Campbell, che in modo simile avevano ripercorso la vicenda dello Squartatore per ridare dignità alle sue vittime, donne isolate nella dura Inghilterra vittoriana, mostrando anch'essi - in modi, è chiaro, differenti - la rilevanza del caso per capire in modo più ampio il periodo storico.
Del resto, "Il mistero di Isolina" è indubbiamente molto innovativo, non solo per l'efficacia e la modernità del linguaggio fumettistico messo in campo dagli autori, ma anche per la singolarità del genere adottato. Oggi parleremmo di Graphic Journalism, che però è divenuto un fenomeno codificato solo dal 1991, con "Palestina" di Joe Sacco. In quest'epoca, perfino il Graphic Novel, il "romanzo a fumetti", che nasce con "Un contratto con Dio" di Will Eisner, era appena apparso, nel 1978. In Italia, in effetti, un "romanzo a fumetti" esisteva dal 1967, quando "Una ballata del mare salato" di Hugo Pratt era divenuta l'opera seminale del fumetto d'autore, cui si ascrivono anche Ghigliano e Tomatis. Tuttavia, siamo ancora dalle parti di un romanzo avventuroso, legato a vicende per varie ragioni eccezionali (in Pratt, ma anche, in modi ovviamente diversi, in Crepax, Manara, Giardino...). Volendo, naturalmente, si potrebbero individuare casi di opere con elementi simili, anche se non un caso chiaramente paradigmatico: i due autori, comunque, hanno spiegato di non aver avuto nessuna precisa ispirazione, se non l'urgenza della testimonianza artistica su un caso drammatico e destinato alla "damnatio memoriae".
Se infatti il caso di Isolina dice molto dell'Italia del 1901, ma dice molto anche dell'Italia del 1979, quando l'opera è composta: l'anno prima, un altro terribile omicidio politico, quello di Aldo Moro, rapito e assassinato dalle Brigate Rosse, era stato il culmine degli anni di piombo. Nello stesso 1978, inoltre, la legge sull'aborto poneva fine all'età degli aborti clandestini, come quello di cui era caduta vittima Isolina, aprendo però un altro arroventato confronto nel paese in connessione al referendum abrogativo che si sarebbe tenuto poi nel 1981. La Ghigliano ha ricordato come un altro loro fumetto, "Lea Martelli", una serie ambientata nell'attualità, era stato duramente contestato - per usare un eufemismo - dagli ambienti conservatori proprio per aver toccato il tema dell'aborto.
Purtroppo "Isolina", pubblicata su Alter Alter - assieme alle grandi firme del fumetto d'autore internazionale di quegli anni: Pratt, Moebius, Tardi, Eisner, Toppi, Bilal, Corben, Pazienza... - ebbe una vicenda editoriale sfortunata: Linus aveva sperimentato per Alter un singolare formato "poster" che, innovativo sulla carta, non aveva incontrato per nulla il favore dei lettori, data la difficoltà di lettura. Si era quindi tornati al formato tradizionale, ma l'esperimento non aveva giovato alla rivista.
Questa ripubblicazione del 2019 in volume, dunque, è l'occasione per il pubblico per riscoprire l'opera: e inevitabilmente anche oggi i temi che si trovano al suo interno sono di incredibile attualità, dal femminicidio alla mancata giustizia (viene da pensare, inevitabilmente, al caso Cucchi, su cui Netflix ha promosso una drammatica docufiction, "Sulla mia pelle"). Per parte nostra, non possiamo che consigliare vivamente l'opera, sperando magari di poter in futuro rileggere qualche altro lavoro della coppia: e dato che attualmente Cinzia Ghigliano ha lasciato il fumetto per dedicarsi all'illustrazione, sarebbe bello ad esempio vedere una riedizione di "Lea Martelli", che abbiamo citato in precedenza in questa analisi.
Per chiudere, aggiungo una mia nota sui giornali monregalesi. Il caso di Isolina fu davvero epocale, tanto che uscì dalla cronana locale veronese per passare non solo su quelle della stampa nazionale, ma perfino su quella locale di altri luoghi, cosa piuttosto inusuale. Perfino La Gazzetta di Mondovì e L'Unione Monregalese si sentono in dovere di parlare del caso.
La Gazzetta di Mondovì, storico giornale monregalese (la sua prima incarnazione, "Il Vasco", risale al 1869), già allora di impronta liberale (ma cattolico, in questa fase, sulle questioni morali e religiose) è diretto dal 1870 al 1908 da G.L.Salomone, fervente cattolico e docente di storia e geografia ai Collegi Militari di Parma e Firenze. Il pezzo non è firmato, quindi non è detto che sia suo: ma essendo due colonne in prima pagina, esprime la linea del giornale sul caso e sicuramente è passato al suo vaglio.
La posizione, espressa il 04/01/1902, critica con veemenza i socialisti che non accettano il giudizio della magistratura: forse, dice l'articolo, intitolato "Processo ai processi", se l'esercito non esistesse, i socialisti "vedrebbero trionfare i loro principi" più facilmente, agitando addirittura lo spettro della rivoluzione. Va aggiunto che l'indipendenza della magistratura agitata dal giornale è, in questo caso, molto relativa: nello Statuto Albertino la giustizia pertiene al re, e il magistrato è un suo funzionario. Solo nel 1907-1908 - nell'età del "nostro" Giolitti... - venne introdotto qualche parziale meccanismo di indipendenza, che ha però carattere costituzionale solo con l'era repubblicana. Decisamente grave, infine, la definizione - falsa - di Isolina come "mondana", volta a screditare la vittima.
Diverso il trattamento da parte dell'Unione Monregalese, nata da poco, nel 1898, come "Il Risveglio Cattolico" (dopo il "sonno" risorgimentale che aveva visto il prevalere "liberal-massonico"). Il giornale ne tratta il 28/01/1900, in seconda pagina, tra le varie, e in modo molto pudico, dando però il Trivulzio come principale indiziato. E si conclude con una raccomandazione: "Di queste cose è meglio occuparsi il meno possibile!". Per fortuna e per ironia della sorte, proprio due monregalesi non li hanno seguiti, e hanno dato a Isolina, perlomeno, l'onore postumo della Memoria.