Recupera un affresco del 1500 a Torre Roatta, mentre ristruttura la casa dei nonni

Sonia Severini: «Qui, tra arte e boschi, c’è molto da salvare: è un luogo affascinante, con un’atmosfera particolare e un silenzio che parla»

L'affresco cinquecentesco recuperato

Gli occhi della Madonna affrescata sul muro di una vecchia casa a Torre Roatta guardano la strada da innumerevoli anni, ma il tempo li ha coperti con uno spesso strato di polvere. Quando Sonia Severini e il suo compagno hanno deciso di ristrutturare la vecchia casa dei nonni e del prozio Cundu (molto conosciuto in paese, era stato prigioniero in guerra) a Torre M.vì, incantati dall’atmosfera della frazione e dalla bellezza del caseggiato, risalente probabilmente al 1700, si sono trovati davanti alla scelta di decidere cosa fare del piccolo affresco, ormai rovinato dal tempo. «Entrambi amiamo tutto ciò che antico, e non abbiamo avuto dubbi. Abbiamo scelto un restauro conservativo per l’affresco, per recuperare quanto era ancora possibile salvare di questa piccola opera d’arte – spiega Sonia –. Per noi è la riscoperta di un piccolo pezzo di storia nella casa che era già dei miei trisnonni».

Le ragazze di “F&F arte del restauro” al lavoro

Un percorso di ricerca e lavoro, per salvare la Madonna con Bambino e angeli
Sonia si è occupata anche di fare alcune ricerche per cercare di capire a che anno risale l’affresco, cercando anche negli archivi diocesani di Mondovì, sotto la guida del prof. Giancarlo Comino. «Secondo le restauratrici, stile e soggetto sono tra fine del 1400 e metà 1500, ma contando che ci troviamo in una zona scartata, dove le novità arrivavamo tardi, possiamo risalire fino al 1600. La casa dovrebbe essere del 1737». Il lavoro è poi stato affidato alle giovani restauratrici di “F&F arte del restauro”, che sono riuscite a recuperare la parte superiore dell’affresco, per fortuna quella con i volti. «Il lavoro è stato eseguito seguendo i criteri del restauro conservativo – spiegano –. La parte superiore dell’affresco era ancora ben ancorata al supporto con il disegno e i colori relativamente leggibili sotto diversi strati di polveri, sporco accumulato nel tempo e protettivi ingialliti. La parte inferiore invece presentava una grande lacuna. La prima operazione è stata il consolidamento delle parti di intonaco e intonachino pericolanti, che quindi si sarebbero potute staccare e andare perdute in tempi brevi. Poi abbiamo eseguito la pulitura delle parti dipinte dell’affresco, che ha riportato alla luce colori brillanti e parti del disegno precedentemente invisibili a causa della sovrapposizione degli strati di polveri». «Purtroppo siamo riusciti a recuperare solo un terzo dell’affresco, ma ci siamo accorti che il disegno continua sotto il muro – conclude Sonia –: probabilmente si trattava di un pilone che è stato inglobato nella casa».

Il prima e dopo dell’affresco, con la situazione conservativa iniziale e l’attuale aspetto dopo le operazioni di restauro.

Il sogno: recuperare anche i boschi, abitati dal ricordo della fatica dei nonni
«Io vorrei solo dire che è possibile recuperare anche piccole testimonianze artistiche, ed è possibile farlo anche a Torre, dove pochi beni sono vincolati e dove ci sono altri affreschi – continua poi Sonia –. Ad esempio, è possibile vederne un altro proprio a Roatta, vicino alla cappella di San Sebastiano. O almeno, bisognerebbe provare a non danneggiare quello che già c’è. Mentre l’affresco veniva sistemato, molti abitanti della frazione si sono fermati a vedere, e qualcuno ci ha raccontato che altri restauratori si erano interessati al dipinto, che è davvero molto bello. Torre Roatta d’altronde è un luogo particolare, con un fascino antico, forse per le strade strette o per l’atmosfera da borgata che si respira: non è un caso che sia stata scelta da inglesi e sudafricani che vivono qua una parte dell’anno. Torre è un pase raccolto, con molto verde, profondamente legato alle sue tradizioni e al suo territorio». Sonia è molto legata a Torre, dove trascorreva l’estate nella casa dei nonni. E la sua intenzione è proprio di trasferirsi in paese con il compagno e la figlia Stella, una volta terminati i lavori di ristrutturazione. «Quello che vorrei è riuscire anche a recuperare i boschi dove i miei nonni hanno impegnato la loro vita – continua – e dove tanti torresi ancora raccolgono castagne. Non voglio che tutto questo vada perduto».

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